"Ben venga il latino, fin dalle elementari e per tutti". È radicale la posizione di Donatella Puliga, classicista e docente all’Università di Siena dopo un periodo di insegnamento al liceo classico Galilei di Pisa, rispetto alla possibilità di reintrodurre lo studio del latino a partire dalla seconda media. "Non sono favorevole a un ritorno alla scuola degli anni ‘60-70. Reintrodurre il latino come facoltativo significherebbe riaprire un divario tra gli studenti, presentandolo come materia d’élite e discriminatoria. Mi piacerebbe un approccio più innovativo".
Cosa intende?
"La mia idea sarebbe quella di proporre lo studio del latino come lingua d’origine delle parole italiane. In questo senso, a mio avviso, andrebbe anticipato alle scuole elementari e reso obbligatorio per tutti perché legato allo studio della lingua italiana, ma anche di altre lingue".
Quindi il latino come ponte tra culture diverse?
"Esatto. Risalire alle origini delle parole italiane darebbe la possibilità agli alunni di capire che la nostra lingua non è un’isola e darebbe l’idea di un’identità non rigida ma aperta al confronto con altre culture, anche quelle del passato. Il latino può tornare a essere elemento di unificazione, e non di discriminazione, come era nell’Italia della cultura medievale".
Come risponde a chi dice che il latino è una lingua morta?
"Che, al contrario, è più viva che mai. Spesso parliamo latino senza neanche saperlo. Sarebbe importante lavorare con i ragazzi sull’etimologia delle parole, che è anche ciò che suscita di più il loro interesse rispetto a uno studio mnemonico di declinazioni e coniugazioni. In più...".
Dica.
"Oggi i ragazzi non padroneggiano più la nostra lingua, e uno studio a ritroso li aiuterebbe a conoscere meglio innanzitutto l’italiano, preparandoli però anche allo studio di altre lingue e culture. Spero che chi sarà incaricato di redigere la riforma abbia una visione di questo tipo: non un segno di chiusura o di ripristino di modelli passati che non potrebbero funzionare oggi, ma piuttosto un’apertura all’alterità".