ELEONORA MANCINI
Cronaca

Svelato il nome del "padre" della Torre di Pisa

La ricercatrice Giulia Ammannati decifra un’iscrizione e ritrova la firma "in poesia" di Bonanno Pisano, autore della porta bronzea del Duomo

La Torre di Pisa

La Torre di Pisa

Pisa, 17 dicembre 2019 - Avrebbe un nome il costruttore della Torre di Pisa, un autore per secoli rimasto ignoto, forse perché "la cattiva stella sotto cui nacque il campanile non dovette incoraggiare l’architetto a legare il suo nome a quel palese fallimento" che peraltro ne ha fatto uno dei monumenti più celebri al mondo. L’uomo del mistero potrebbe essere Bonanno Pisano , autore certo della porta bronzea del Duomo, proprio quella (sarà una coincidenza?) collocata di fronte al Campanile. L’ipotesi di questa nuova attribuzione è di Giulia Ammannati , ricercatrice di Paleografia alla Scuola Normale Superiore, che, in “Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata” (ed. Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali), rispolvera una antica tesi del Vasari che la (molto) successiva scoperta di una iscrizione, nel 1838, sembrò confermare ma rimase negletta, forse per la difficoltà di decifrarla.

Cimentandosi nel rebus, la Ammannati ha invece riscoperto nel testo corrotto della iscrizione i versi finali di un esametro e, grazie alle integrazioni e a una solida base di confronti su cui incardina la sua ricerca, propone un nuovo testo: mìrificùm qui cèrtus opùs condéns statui ùnum, Pìsanùs civìs Bonànnus nòmine dìcor , la cui traduzione è: "Io che sicuro ho innalzato, fondandola, un’opera mirabile sopra ogni altra, sono il cittadino pisano chiamato Bonanno". L’iscrizione fu ritrovata durante alcuni scavi intorno alla base della Torre nel 1838 e rimase murata, fino al 1841, dentro la Torre, a sinistra della porta d’ingresso. Delle due righe, si leggeva chiaramente solo il nome Bonannus civis Pisanus e si pensò indicasse la sua sepoltura ai piedi del Campanile che aveva fatto edificare.

Il pezzo è una matrice in pietra per la fusione di una lastra forse in bronzo su cui le lettere sarebbero risultate in rilievo. Lo studio di ricostruzione di lettere e parole porta a un certo punto la ricercatrice a individuare la parola chiave ‘opus’ che cambia la natura dell’iscrizione sinora ritenuta sepolcrale ma adesso chiaramente ‘firma’ dell’opera. Un altro curioso dato su cui si sofferma l’autrice di questa nuova e suggestiva ipotesi è l’aggettivo ‘mirificum’: ‘mirum’, mirabile, fa parte si può dire del lessico dei monumenti della piazza: "mira – spiega – erano anche le mura della Cattedrale innalzate da Buscheto" e ’mirum-mire’ si ritrovano in una epigrafe sulla facciata del Duomo. L’aggettivo ‘certus’, poi, con cui si identifica Bonanno, "esprime tutta la consapevolezza e l’orgoglio dell’artefice: Bonanno ha eretto la Torre certo della sua bellezza, sicuro che la sua opera sarebbe stata mirabile". E infine: "da noto ed esperto bronzista qual era, Bonanno volle firmare in bronzo. Ma non mise mai in opera la sua firma, scoraggiato dal destino avverso". E quella matrice fu abbandonata "fra i materiali di cantiere e i detriti ai piedi dell’opera".