Traffico internazionale di droga. Condannati quattro della banda con base tra Pisa e Livorno

Ingenti quantitativi di cocaina che arrivavano in Porto per essere smerciati sulla nostra costa. I legami con il clan della ’ndrangheta coinvolto anche nell’inchiesta sui veleni del Keu.

Traffico internazionale di droga. Condannati quattro della banda con base tra Pisa e Livorno

Traffico internazionale di droga. Condannati quattro della banda con base tra Pisa e Livorno

L’indagine "Mandra" del 2021 è arrivata al primo grado di giudizio. Al centro dell’inchiesta, ricordiamo, finì un’azienda agricola di Fauglia ritenuta la base. Ma anche il magazzino dello stoccaggio della droga e il luogo delle riunioni. È qui, che lo stupefacente approvvigionato dai cittadini albanesi veniva confezionato. Il giudice per le indagini preliminari di Firenze ha riconosciuto, nel processo di primo grado, la sussistenza dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacente, radicata appunto tra Pisa e Livorno, proiettata a importare cocaina, eroina e altre tipologie di droga prevalentemente dalla Spagna al porto livornese per poi destinarla al mercato interno nazionale (e, in particolare, a quello sardo e della costa toscana), operativa almeno dal giugno 2020 al gennaio 2021, strutturata in modo da lavorare il narcotico nell’ordine di decine di chilogrammi al giorno. L’azienda agricola, secondo l’impianto accusatorio, faceva capo al pastore Robertino Dessì, 46 anni, residente a Crespina e con azienda nel faugliese. All’esito al giudizio abbreviato e su richiesta della Dda di Firenze, si apprende, è stato condannato 16 anni di reclusione. Anche tre cittadini albanesi, sono stati condannati con pene comprese tra 8 e 16 anni.

Il riconosciuto capo dell’organizzazione – è emerso –, pastore sardo, è risultato mantenere anche rapporti con esponenti ‘ndranghetisti della cosca Gallace di Guardavalle, nel catanzarese e con esponenti della criminalità organizzata sarda dediti all’assalto ai caveau di depositi di contanti e ai portavalori. Un altro componente del sodalizio, condannato alla pena di otto anni, sarebbe risultato parimenti legato alla medesima ‘ndrina. Trattative, logistica, affari viaggiavano sulle chat criptate con tecnologia Pgp, associate ad account legati a domini associati ad un server di San Josè, in Costa Rica. Una sorta di evoluzione delle chat del blackberry, disponibili su telefoni che il clan si procurava in Olanda.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, i Gallace hanno da tempo allungato le mani anche sul porto di Livorno, diventato una delle basi logistiche per l’arrivo di ingenti quantitativi di droga in Italia. Ma in Toscana, dove il clan è radicato da tempo - emerge dall’indagine del Ros coordinata dalla procura di Firenze - gli uomini dei Gallace avevano anche iniziato ad infiltrarsi nel tessuto economico locale, soprattutto nel delicato settore dello smaltimento rifiuti. E proprio il nome Gallace riemerge in un’altra inchiesta della Dda di Firenze, quella sul keu e delle terre avvelenate sepolte a tonnellate in mezzo Toscana. Anche a Pisa e in Valdera.