Antonia Casini
Cronaca

Dona il rene al confratello. Operati a Cisanello dal professor Ugo Boggi

Laganà: "Il Tribunale verifica il libero consenso"

Il professor Ugo Boggi

Pisa, 24 ottobre 2015 - Quarant'anni di amicizia resa ancora più stretta da una condivisione profonda, la fede. Un legame che si è materializzato a Pisa dove il trapianto è avvenuto. Perché padre Mario Camarda, sacerdote della Congregazione degli Oblati di Maria, ha donato un rene a un suo confratello missionario, padre Raffaele Grasso. L’operazione è avvenuta il 7 ottobre all’ospedale Cisanello a cura del professor Ugo Boggi (che dirige l’Uo di Chirurgia Generale e Trapianti nell’Uremico e nel Diabetico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana) e del suo staff, all’avanguardia in tutto il mondo in questo genere di interventi, dopo il lasciapassare che è arrivato dal Tribunale all’ombra della Torre.

"Si tratta di un gesto bellissimo per vari aspetti – spiega proprio il professor Boggi – sia per la disponibilità dimostrata verso il prossimo, sia perché il trapianto da vivente è diventato importantissimo. Anche in Toscana, pur essendoci il sistema più sviluppato al mondo, c’è carenza di reni validi. I donatori, rispetto al passato, sono aumentati, ma l’età media si è molto alzata, con tutte le conseguenze che questo comporta". I due religiosi, tiene a precisare ancora il professor Boggi, «hanno affrontato un percorso che è identico per tutti, si sarebbero dovuti rivolgere al Tribunale anche madre e figlio – spiega proprio il professor Boggi – E’ il giudice a esprimersi (la legge stabilisce che nessuno può disporre del proprio corpo) e può scegliere, in alcuni casi, di effettuare anche ulteriori indagini». La storia, resa nota dal Servizio Informazione Religiosa della Cei, parte da lontano, dal 1975 quando si sono conosciuti i protagonisti: sono stati compagni di cammino verso il sacerdozio.

«E’ la cosiddetta donazione samaritana – spiega il presidente del Tribunale di Pisa, Salvatore Laganà – che accade quando ci sono ragioni diverse dalla consanguineità. Il Tribunale controlla che non ci siano dietro compravendite di organi o volontà forzate per qualche altro motivo». Dopo il via libera, le analisi per accertare la compatibilità e, infine, l’intervento. Padre Raffaele già quindici anni fa aveva ricevuto un trapianto, poi andato male. Così, ora aspettava questo piccolo miracolo. «Ricordo durante lo scolasticato che ci dicevano: ‘Siete pronti a dare la vita gli uni per gli altri?’ Ecco, io ho dato solo un rene», afferma con serenità padre Mario. «Pensaci, riflettici, pregaci», gli aveva detto padre Raffaele. E, alla fine, la risposta: «Ho deciso di farlo: se si può dare una vita diversa, lenire le sofferenze di padre Raffaele, perché non aiutarlo?». Durante le prove di compatibilità sono stati monitorati i reni di diversi possibili donatori. E alla fine, quello di padre Mario è risultato proprio il più compatibile. I due amici ora stanno bene.