Era stata scartata perché troppo bassa. Ma lei, tramite il suo avvocato, Massimo Nitto, aveva fatto ricorso al Tar del Lazio per l’ammissione al concorso della polizia. Il Tar le aveva dato ragione. Adesso, anche il Consiglio di Stato ha ribadito le sue ragioni respingendo l’appello del Ministero. La signora, che abita nei dintorni di Pisa, era stata subito reintegrata e aveva vinto il poi concorso. Se avesse perso, avrebbe non solo perduto il lavoro, ma avrebbe dovuto restituire tutti gli stipendi percepiti fino a ora.
Il Ministero era difeso e rappresentato dall’Avvocatura Generale dello Stato avendo impugnato la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio n. 1518 dell’8 febbraio 2018, che ha accolto il ricorso proposto dalla donna contro il provvedimento del 18 luglio 2017 di esclusione dal concorso pubblico, per esami, a 320 posti di allievo vice ispettore di polizia, indetto con decreto 17 dicembre 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4^ serie speciale –“concorsi ed esami” n. 98 del 22 dicembre 2015, con termine per la presentazione delle domande del 21 gennaio 2016. Il provvedimento di esclusione era basato sulla inidoneità al servizio per "deficit staturale", essendo risultata la statura della candidata di cm 158, "quindi al di sotto del requisito dell’altezza minima di cm 1,61, previsto, per le candidate di sesso femminile, dal D.M. 30 giugno 2003, n. 198, art.3, comma 1, lett. b) ed espressamente richiamato nel bando all’art. 2 comma 1 lettera f)", si legge nel provvedimento. "In base al certificato rilasciato dalla Azienda Usl Toscana Nord Ovest, la signora risultava l’altezza di 161 cm, per la quale avrebbe potuto partecipare al concorso, per cui era venuta a conoscenza della causa di esclusione solo con la visita presso la Commissione nella fase di accertamento dei requisiti fisici".
"Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione seconda), definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto, lo respinge".
An. Cas.