Sarebbe stato curato per un anno per una malattia emorroidaria, salvo poi scoprire che aveva un tumore. L’odontotecnico Mauro Frediani, 57 anni, era morto a fine 2016 all’hospice di via Garibaldi a Pisa. Ieri, davanti alla giudice Antonella Frizilio è cominciato il processo. Imputato in questo caso, difeso dagli avvocati Stefano Del Corso e Marta Campagna del foro di Pisa, è il medico curante dell’uomo. Il gup Giuseppe Laghezza aveva accolto la richiesta del pm Giancarlo Dominijanni disponendone il rinvio a giudizio per omicidio colposo. Secondo l’accusa (in aula il pubblico ministero onorario Silvia Saviozzi) se l’uomo avesse avuto una diagnosi corretta, avrebbe avuto una chance di cura in più e anche mesi in più di vita. Durante il dibattimento si cercherà di rispondere a una serie di domande: fu fatto tutto il possibile per lui? Sarebbe potuto sopravvivere se avesse saputo prima il responso e se sì per quanto tempo?
Ieri è stata ascoltata la moglie dell’uomo (tutelata dall’avvocato Erminia Imperio) che ha ricostruito in aula tutta la loro vicenda personale. La signora ha ricordato i passaggi dell’esposto fatto all’epoca: i primi sintomi che sarebbero insorti a fine 2014, le prescrizioni e poi la diagnosi con la biopsia a febbraio 2016, un carcinoma al quarto stadio. L’odontotecnico morì a novebre 2016. Per la moglie ci furono delle responsabilità. La difesa cercherà di dimostrare, invece, che l’esame considerato determinante, la colonscopia, in realtà fu prescritto per tempo, ma poi non sarebbe stato eseguito.
Nella prossima udienza, già fissata per fine gennaio, si proseguirà nell’ascoltare i testi. Poi, sarà la volta dei consulenti. Inizialmente, la Procura aveva indagato anche sette medici di Cisanello, che avevano avuto in cura l’uomo, ma la loro posizione è stata archiviata.
Antonia Casini