MARIO FERRARI
Cronaca

Tumori alla tiroide: allarme giovani. "Quasi il 20% delle ragazze colpite. Radiazioni, inquinamento e keu"

Il professor Claudio Spinelli, ordinario di Chirurgia Pediatrica di Unipi, ha organizzato un convegno sul tema. Appuntamento venerdì nell’aula magna della Sapienza. "Importante la prevenzione medica e genitoriale"

Esami radiologici (Foto di repertorio)

Esami radiologici (Foto di repertorio)

Pisa, 22 maggio 2024 – I casi di tumori della tiroide in età pediatrica, specialmente nella popolazione femminile e nella fascia di età tra 10-19 anni, sono purtroppo in crescita. Proprio sulla base di questo aumento che l’Università di Pisa ha deciso di promuovere un convegno sul tema che si svolgerà nell’Aula Magna della Sapienza venerdì e che è sarà curato dal professor Claudio Spinelli, ordinario di Chirurgia Pediatrica di Unipi e scrittore di un libro che parla dell’incidenza dei carcinomi alla tiroide a seguito di Chernobyl e Fukushima.

Professore, cosa c’entrano i disastri nucleari con questo problema?

"C’è una correlazione tra radiazioni nucleari e casi di tumori alla tiroide. Quattro anni dopo il disastro di Chernobyl nell’est Europa c’è stato un incremento di 10 volte dei tumori alla tiroide, soprattutto nei bambini che respiravano di più visto il metabolismo respiratorio più elevato. Oggi sappiamo che l’esposizione a radiazioni ionizzanti è uno dei fattori di rischio più rilevanti e il ‘patrimonio’ di Chernobyl e Fukushima ci è molto utile per combattere un problema per il quale il nostro Paese è uno dei più colpiti in Europa".

Come mai proprio l’Italia è così a rischio, soprattutto le giovani donne?

"Per quanto concerne l’incidenza femminile è semplice: la ghiandola della tiroide è estremamente sensibile agli estrogeni. Un mio studio del 2020 registra che su 100mila donne tra i 15 e i 19 anni l’incidenza era del 17,3% e negli uomini dello 0,88%. Riguardo l’incidenza in Italia la risposta più onesta è che non sappiamo dire con precisione la causa specifica".

Se dovesse indicarne una?

"L’inquinamento. I vulcani, incendi, pesticidi, particolato atmosferico, le combustioni industriali, gli idrocarburi, il benzene, gli iperfluorati, le microplastiche e tante altre sostanze interferiscono sui sistemi endocrini e aumentano il rischio di carcinomi alla tiroide".

Anche il keu?

"Assolutamente".

Ma ci sono dei sintomi per individuare il problema?

"I bambini sono asintomatici, ci si accorge di questo problema perché i genitori scoprono linfonodi o noduli al collo. Occorre attenzione da parte dei medici".

Lo screening è un’opzione valida?

"In parte. Io ho fatto uno screening a 100 bambini e c’erano alterazioni nel 9% dei casi di cui solo il 2% andava sottoposto a valutazioni più attente. Con questi numeri si capisce che lo screening andrebbe fatto in casi di familiarità o genetica, altrimenti può condurre a stati di ansia che non fanno bene ai pazienti".

La prevenzione è la soluzione?

"Sì. Prevenzione medica ma anche genitoriale per conoscere meglio questo problema e sottoporre i bambini a valutazioni ecografiche. Il tumore della tiroide è molto aggressivo localmente perché dà spesso metastasi e linfonodi, anche se la prognosi è quasi il 100% di guarigione. Con una giusta prevenzione i rischi si riducono drasticamente".

Fortunatamente a Pisa trovano un centro d’eccellenza.

"Esatto. Non solo dal punto di vista diagnostico ma anche chirurgico poiché alla tiroidectomia totale (la rimozione della tiroide, ndr ) preferiamo terapie conservat ive che, oltre a preservare la tiroide, comportano minori complicanze per i pazienti".