STEFANIA TAVELLA
Cronaca

Tutelare le "mamme segrete". Corso di formazione per operatori

Cento persone hanno partecipato al percorso al centro direzionale dell’Asl sul parto in anonimato "Servizio da far conoscere: sono tante le situazioni di rischio. Evitare l’abbandono traumatico".

Il reparto di maternità a Pisa (. foto Del Punta per Valtriani

Il reparto di maternità a Pisa (. foto Del Punta per Valtriani

"Mamma segreta". Si è svolto ieri mattina davanti a circa 100 persone il corso di formazione sul progetto che punta a offrire supporto alle donne in gravidanza che si trovano in situazioni di difficoltà, prevenendo gli abbandoni traumatici. Si tratta di un progetto regionale che consente alle donne di partorire in anonimato, in accordo con quanto previsto dalla legge italiana. Il corso, volto a formare gli operatori, si è tenuto al centro direzionale dell’Asl di via Cocchi davanti a ostetriche, ginecologi, assistenti sociali e psicologi e ha visto gli interventi di Rosa Maranto, direttrice delle attività consultoriali dell’Asl, Patrizia Fistesmaire, direttrice della psicologia della continuità ospedale territorio dell’Asl e Marisa D’Avino, responsabile dello sviluppo percorsi metodologici integrati e verifica della qualità Azienda Usl Toscana centro.

"Il percorso mamma segreta assiste le donne prima, durante e dopo il parto – ha spiegato Maranto – ed è un servizio da far conoscere il più possibile perché sono tante le situazioni di rischio: una gravidanza non voluta, non controllata dal punto di vista sanitario, non riconosciuta oppure tenuta volutamente nascosta". L’obiettivo è evitare il cosiddetto ‘abbandono traumatico’. "Non esiste nessun identikit preciso della mamma segreta - ha proseguito -, tutt’altro. Nella nostra esperienza abbiamo a che fare con donne minorenni e quarantenni, italiane e straniere, e ogni situazione è differente dall’altra". Il percorso "mamma segreta" vuole anche abbattere i pregiudizi che spesso coinvolgono sia le donne che gli operatori. "Quante volte sentiamo dire che chi abbandona un figlio non è una buona madre - ha aggiunto Fistesmaire - , oppure che la donna che non si accorge di essere incinta finge. In realtà, affidare il proprio bambino ad un futuro migliore di quello che la donna pensa potrebbe avere rimanendo con lei non è un atto egoistico, ma di solidarietà collettiva". Le donne che vogliono attivare questo percorso possono rivolgersi al proprio medico, ai consultori, ai servizi sociali del Comune o della Asl o direttamente al reparto maternità dell’ospedale più vicino al momento del parto oppure possono contattare il numero 055 4383001 (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 15).

Stefania Tavella