PISA
L’autopsie nei casi di morte improvvisa giovanile è necessaria per alimentare efficaci campagne di prevenzione. Sembra un paradosso eppure è così. Del resto, il progetto Just, condotto da Scuola Sant’Anna, Fondazione Monasterio e Università di Pisa non è solo il primo screening toscano ma è stato anche un trampolino per chiedere l’istituzione di un registro regionale. "Presto - spiega Michele Emdin, docente di cardiologia alla Sant’Anna e direttore del dipartimento cardiotoracico della Fondazione Monasterio - chiederemo alla Regione una legge regionale per istituire un registro sulle morti improvvise: un data base che ci permette di ricostruire, come abbiamo fatto a Pisa con i tessuti prelevati in una cinquantina di autopsie eseguite negli ultimi anni, un albero genealogico genetico che aiuta moltissimo nella prevenzione. Quindi è importante che le famiglie colpite da questi lutti autorizzino lo svolgimento dell’esame medico legale, perché esso è utilissimo a delineare un quadro di potenziali familiarità con queste patologie nei congiunti delle vittime". C’è da superare uno "scoglio" psicologico. E lavorare sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. "Il nostro progetto - sottolinea Emdin - non si limita alla somministrazione di questionari e all’esecuzione di elettrocardiogrammi digitali. E’ un vero e proprio percorso di educazione sanitaria. Il lavoro fatto dal professor Di Paolo, con i tessuti delle vittime esaminati nelle autopsie, è determinante per avere una rigorosa base scientifica per effettuare la prevenzione. Ecco perché dopo questi decessi è molto importante eseguire le autopsie che oggi vengono fatte solo se disposte dall’autorità giudiziaria o in caso di decesso in ospedale". Gab. Mas.