di Antonia Casini
La causa civile si è trascinata per 19 anni nei vari gradi di giudizio. Adesso il Ministero è stato condannato a risarcire le due parti con 12mila euro in totale. Tutto è cominciato ad aprile 2002 quando si è aperto il giudizio davanti al Tribunale civile pisano: si è chiuso a ottobre 2009 (7 anni e oltre 6 mesi). Ad aprile 2010 è stato notificato l’atto di appello che si è concluso a ottobre 2016 (6 anni e più di 5 mesi), in Cassazione il ricorso è scattato a fine dicembre 2016, la sentenza è arrivata il 10 maggio 2023, dopo tre anni e due mesi. Quindi, il nuovo rinvio alla Corte d’appello che si è espressa a maggio 2023. Una "durata irragionevole", dato che il caso giudiziario si è protratto in totale per oltre sei anni, ha sentenziato pochi giorni fa la sezione che a Firenze si occupa della legge Pinto sull’equa riparazione per processi lunghi. Un caso. "Il provvedimento si riferisce a una causa civile iniziata nel 2002 e definita, davanti il nostro Tribunale, nel 2009, in una realtà, dunque, del tutto diversa da quella attuale", spiega il presidente dell’ordine degli avvocati, Paolo Oliva.
La situazione è mutata ma il tema della durata dei processi è sempre attuale. Tempi spesso lunghi. I motivi?
"Uno sguardo ai numeri del servizio giustizia, svolto in chiave comparatistica, fornisce dati interessanti su una delle concause della situazione nazionale: in Italia nel 2022 (data degli ultimi rilievi effettuati a livello EU) esistevano 12 giudici professionali ogni 100.000 abitanti, contro 29 in Austria, 25 in Germania, 15 in Olanda e Svizzera; questo, a fronte di un numero di addetti amministrativi che in Italia è pari alla metà di quelli occupati in Austria, ed in generale è tra i più bassi a livello continentale; e con una spesa statale nel servizio Giustizia che, nel nostro Paese, è inferiore di più del 20% rispetto alle cifre dell’Austria, della Germania e dei Paesi Bassi".
Il quadro a Pisa?
"A livello locale occorre ricordare, in aggiunta, che per lunghissimo tempo il Tribunale di Pisa ha registrato la scopertura dei posti assegnati nella pianta organica - già di per sé peraltro largamente sottodimensionata, sia in termini assoluti sia in rapporto alle realtà vicine - con evidenti conseguenze sul piano della funzionalità del sistema e dei tempi di definizione dei fascicoli. Si tratta di scoperture – che per il personale amministrativo, risultano addirittura superiori al 50% - la cui incidenza sui tempi di gestione dei procedimenti è di palese evidenza".
E il futuro?
"Mi auguro che le recenti iniziative assunte dall’attuale dirigenza, e la piena copertura della pianta organica dei magistrati, finalmente conseguita nel 2024, possano invertire la tendenza, sia pure in un quadro (quello nazionale, sopra illustrato) che stenta ad investire nella Giustizia le risorse che sarebbero necessarie a portare il sistema al livello dei nostri vicini europei".