"Una notte di ombre" Il mistero di Federico

Attesa a giorni la decisione del giudice sulle nuove indagini richieste per il caso Carnicci

"Una notte di ombre"  Il mistero di Federico

"Una notte di ombre" Il mistero di Federico

Un’altra mamma aspetta di sapere. Lotta da anni. E continua a sperare. E’ Lidia Speri, la mamma di Federico Carnicci, 27 anni, quando il Tevere nel 2015 lo restituì cadavere. La Procura ha chiesto l’archiviazione. Il legale dei familiari e il team che collabora con lui hanno chiesto nuove indagini. In particolare hanno chiesto gli inquirenti sentano due testimoni che non sono stati mai sentiti e la riesumazione del cadavere per effettuare una comparazione sulle tracce del Dna del sangue della vittima con quelle tracce ematiche rinvenute nella tenda dove il giovane dormì l’ultima notte. L’udienza si è svolta a gennaio davanti al gip di Roma.

Federico Carnicci faceva l’operaio, aveva 27 anni, e viveva a Santa Croce e quando decise, nella primavera del 2015, di andare a Roma a fare un’esperienza di strada. Sarebbe tornato dopo qualche mese, aveva detto, con le idee più chiare sul suo futuro. Invece non tornò mai più. Il giallo comincia tra il 6 ed il 7 luglio: il 27enne scompare. Furono alcuni del gruppo con cui viveva, il mattino dopo, a fare la denuncia di scomparsa. Dopo dieci giorni il fiume restituì il suo corpo. Come c’era finito? Un mistero lungo sette anni che vede una seconda indagine sul caso ancora in stallo, e in mezzo il dolore di una famiglia che non si è mai data per vinta: "chiedo solo che venga fatta chiarezza - ha sempre detto la madre, Lidia Speri - su quella notte rimasta piena di ombre. Non ho mai creduto al suicidio". Il fascicolo è ancora aperto per morte a seguito di omissione di soccorso (a carico di ignoti). La famiglia si è opposta all’archiviazione con l’avvocato Luigi Fornaciari Chittoni del foro della Spezia. Il giudice dovrà decidere se archiviare definitivamente il caso oppure dare luogo a quelle indagini richieste sin da luglio 2021 all’esito di una perizia investigativa della criminologa Sara Bardi di Grosseto che oggi si avvale anche della consulenza della collega Elena Angelini di Rimini.

Un imponente lavoro di indagini difensive con tanto di perizia

contenente colloqui con persone che all’epoca dei fatti conoscevano e frequentavano Federico a Roma, e con l’acquisizione di altri elementi quali messaggi whatsapp, telefonate, e soprattutto dei rilevi effettuati nella tenda dove aveva dormito

il Carnicci l’ultima notte. La decisione è attesa a giorni.

Carlo Baroni