"Serve maggiore chiarezza sul ddl di Piantedosi riguardo la già proficua collaborazione tra atenei e servizi segreti. Bisogna stare attenti perché il rischio è quello di un sistema di controllo e penetrazione nella libertà tipico dei regimi autoritari, e non possiamo permetterlo". Dopo le parole del rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi sulle colonne de La Nazione, anche l’assessora regionale Alessandra Nardini si schiera contro il ‘nuovo decreto sicurezza’ del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il disegno di legge 1660 che, dopo un primo via libera dalla Camera, è in attesa di approvazione al Senato.
Punto critico è l’articolo 31 della circolare del numero uno del Viminale, dove viene sancita la collaborazione tra Servizi Segreti e atenei, che sono tenuti a prestare agli 007 "collaborazione e assistenza necessaria per la sicurezza nazionale" al punto che l’intelligence può "stipulare convenzioni con questi soggetti che può prevedere la comunicazione di informazioni in deroga alle normative in materia di riservatezza".
L’esponente del Partito Democratico ha infatti spiegato come le parole "molto nette" del rettore di Unipi Zucchi sui rischi che il decreto sicurezza del Ministro Piantedosi comporta per la libertà accademica "siano importantissime". "Laddove si fa riferimento a una stretta collaborazione tra atenei e servizi segreti – continua l’assessora regionale – come giustamente sottolinea il professor Zucchi, è fondamentale specificare bene cosa si intenda e in che misura si voglia andare oltre la già proficua collaborazione tra università e forze dell’ordine nei casi che la rendono necessaria. Sarebbe infatti inquietante e allarmante se l’idea fosse quella di obbligare le università a riferire tutte le attività didattiche e di ricerca o a segnalare studentesse, studenti e docenti ritenuti in qualche modo fonte di potenziali difficoltà e tensioni".
Ciò che teme la Nardini è che "si possa delineare un sistema di controllo e di penetrazione nella libertà accademica e di ostacolo alla libertà di espressione e di dissenso proprio dei regimi autoritari, che va contro i nostri principi e il proficuo lavoro di confronto interno tra posizioni e sensibilità diverse che i nostri atenei portano avanti sistematicamente. Ci batteremo con forza - conclude - contro una prospettiva di questo tipo". Mar.Fer.