Pisa, 23 gennaio 2025 – Pisa torna sotto i riflettori per i recenti episodi di “needle spiking”, ovvero le cosiddette “iniezioni selvagge”, avvenuti tra sabato e domenica ai danni di due giovani ragazze. Le vittime sono state punte con una siringa da un uomo che si è poi dato alla fuga. La prima aggressione è avvenuta sul cavalcavia di San Giusto e la seconda sul viale Bonaini.
A delineare il profilo del responsabile è la criminologa Anna Vagli, che analizza il comportamento di un predatore strategico e subdolo.
Dottoressa Vagli, questo fenomeno è relativamente nuovo in Italia. Come viene definito in criminologia?
“È un fenomeno poco noto, ma nella letteratura americana è stato studiato come una condotta tipica di alcuni predatori. Parliamo di predatori invisibili, con tratti pericolosi e subdoli, che pianificano gli attacchi sfruttando ambienti pubblici come discoteche, concerti o altri contesti caotici. Questo permette loro di colpire rapidamente e senza essere scoperti. Non si tratta quasi mai di conoscenti. Il loro obiettivo, infatti, non è una vittima designata, ma una categoria scelta per opportunità, che spesso coincide con le donne”.
Quali caratteristiche psicologiche emergono dal profilo di questi predatori che agiscono, a Pisa, non lontano dal centro?
“Sono individui altamente strategici e calcolatori, privi di empatia, con tratti antisociali e narcisistici. La loro gratificazione deriva dal dominio sulla vittima, che viene percepita come un oggetto. Non sono sorpresa che a Pisa non sarebbero state iniettate sostanze: per molti di loro il semplice gesto di pungere è sufficiente a soddisfare un bisogno sadico di controllo”.
Perché non è sorpresa?
“Il fatto che non siano state utilizzate sostanze potrebbe indicare una conoscenza della legge da parte del predatore. Non iniettando nulla, evita di configurare il reato di lesioni. Questo dimostra una consapevolezza strategica, unita alla ricerca di gratificazione nel rendere la vittima vulnerabile e incapace di reagire”.
Nel caso specifico di Pisa, è possibile ipotizzare una connessione tra gli episodi recenti e quello avvenuto a settembre 2024?
“Gli ultimi due episodi potrebbero essere riconducibili alla stessa persona. Mentre la distanza temporale rispetto al caso del 2024 fa pensare che in questo caso non si tratti della stessa persona. I predatori di questo tipo spesso fanno passare del tempo prima di agire di nuovo, ma in questo caso ne sarebbe passato troppo. Non possiamo escludere, quindi, anche l’emulazione, dato il clamore mediatico e sociale”.
Dal punto di vista legislativo, come viene trattato questo fenomeno?
“In Italia, siamo di fronte a un vuoto normativo. Non esiste una codificazione specifica per il ‘needle spiking’, il che rende complessa la qualificazione giuridica del reato, anche in assenza di precedenti”.