"Valutare l’accusa di falsa testimonianza"

Lo zio del giovane imputato per l'aggressione alla dottoressa di Pisa difende la sua lealtà, ma la pm minaccia accuse di falsa testimonianza. Dialoghi intercettati sollevano dubbi sulla sua versione dei fatti.

È rimasto in aula, seduto, ad ascoltare il nipote. Lo zio, Silvio Nicola Ciniglio (nella foto in una passata udienza), già sentito come test, commenta durante una pausa dopo le dichiarazioni spontanee di Seung: "È una persona leale, non dice bugie. Io ci credo, poi la difesa deve fare il suo, ma lui non sa dire bugie". Sul fatto che il 36enne non abbia mai usato una parola di scuse o di tristezza per quanto compiuto, "dispiacere per la dottoressa lo ha avuto, non aveva intenzione di ucciderla. E poi nel discorso che ha fatto credo che possa intendersi. Non lo deve dire per forza. Si deduce. Non so quale condanna si possa stabilire, ma lui non aveva intento omicida, voleva fare una cosa bonaria. Ha inferto colpi veloci perché non voleva farsi sentire. Tutto questo far stare male".

Ma la sostituta procuratrice Lydia Pagnini, poco dopo, durante la sua requisitoria, ha usato parole molto dure nei confronti dello zio, invitando anche la corte a valutare un’eventuale "trasmissione degli atti per un’accusa di falsa testimonianza e calunnia". La pm cita di nuovo le intercettazioni in carcere durante i colloqui tra lui e il nipote quando Ciniglio disse che il giovane era stato "istigato". Quando era stato sentito come testimone della difesa, in aula, aveva ribattuto: "Non sono un letterato, per istigato intendevo dispiaciuto, maltrattato, amareggiato".

Tra i dialoghi intercettati e ricordati: "Sei stato sfigato, potevi essere più leggero. Potevi romperle la bici, non farle del male". La dottoressa fu aggredita proprio mentre stava prendendo la sua bicicletta. "Non mi riferivo a lui ma a chi era stato", aveva precisato in aula. Parole contraddittorie per la pm che meritano un approfondimento.