Don Alberto Armellin, l’83enne parroco della Badia di San Savino, abbazia in località Montione a Cascina che ha appena celebrato i 900 anni dalla sua fondazione, non ce l’ha- così dice - ’personalmente’ con i gatti. Ma la sua crociata contro le gattare che accudiscono la colonia felina censita e autorizzata in zona, gli scatena contro gli strali degli animalisti. Giorni fa, infatti, proprio il sacerdote ha scritto al sindaco Betti, chiedendogli di far spostare la colonia felina perché i gatti sporcano l’abbazia.
"I residenti alla Badia e il sottoscritto non siamo contro gli animali, tantomeno contro le persone, né ignoriamo che esistono anche gli altri, noi siamo per la Badia e per il rispetto di questo monumento nazionale – scriveva il sacerdote – dalla scorsa primavera scorsa l’aia antistante il monastero, è divenuta mensa quotidiana di randagi serviti da gattare dando uno spettacolo di sporco con piatti di plastica sparsi dal vento, violando la proprietà privata e, quindi, la legge di fronte alle mie proteste, mi hanno risposto di averli sterilizzati, così forse pensando di averli ridotti a peluche".
E la questione approda allaa ribalta nazionale con l’associazione animalista Aidaa. Che invita il parroco a fare "come Gianni Morandi a Sanremo, dia l’esempio e pulisca". "Le colonie feline sono tutelate prima ancora che dalle normative regionali e locali da una legge nazionale contro il randagismo, la 28191 che tutela il diritto di territorialità delle colonie, e soprattutto il diritto dei gattari di sfamarli – scrivono da Aidaa. Maltrattare i gatti, o istigare con le proprie azioni al maltrattamento, è reato punibile con la galera dall’articolo 545 del codice penale. Esistono anche i doveri dei gattari e siamo sicuri che vengano rispettati scrupolosamente. Ma ove non sia possibile trovare un punto di civile convivenza per responsabilità del religioso c’è la possibilità di portare il sacerdote alla sbarra attraverso formale denuncia. Pista che teniamo aperta come estrema ratio". Meno estremista la reazione delle volontarie locali. "La Badia è sempre stata piena di gatti – spiegano – , la proliferazione è iniziata grazie a dei privati irresponsabili che non hanno effettuato le doverose sterilizzazioni. Grazie di cuore al Comune di Cascina per il riconoscimento, noi auspichiamo che col buonsenso tutto possa risolversi per il meglio. Una cosa è certa: i gatti sono animali liberi e vanno dove vogliono, sta a chi non li desidera intorno mettere in atto sistemi incruenti per limitarne l’accesso, come l’installazione di reti".