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Calci e pugni all’infermiere, l’aggressore è già libero. “Serve il posto di polizia”

L’ennesimo episodio domenica pomeriggio: il 42enne livornese era stato arrestato sulla base della nuova normativa che tutela i sanitari. Ma non basta

Distrugge sala pronto soccorso ospedale Mestre, arrestato

Ennesima aggressione all'interno di un ospedale ai danni del personala sanitario (Foto di repertorio)

Pisa, 26 novembre 2024 – Picchiare un infermiere e prendersela anche con il vigilante intervenuto per riportare la calma, vale una denuncia e poco più. Poi sarà il processo, fissato per il 18 dicembre, a stabilire l’entità della pena. Accade a Pisa, ma potrebbe capitare ovunque. Anzi, la cronaca degli ultimi mesi quasi quotidianamente ci racconta di sanitari sotto tiro di minacce e violenze di ogni tipo su e giù per lo stivale. Ieri però il 42enne livornese, accompagnato domenica dal padre al pronto soccorso, perché in stato di alterazione per ubriachezza, e che in preda a un raptus si è scagliato contro i sanitari, nonostante l’arresto con la fragranza differita come prevede la nuova legge contro le aggressioni a medici e infermieri, è stato immediatamente rimesso in libertà (era difeso dall’avvocato Nicola Batoni) perché incensurato e perché l’infermiere è rimasto appena lievemente contuso. Il resto lo deciderà il processo: insomma, per ora, secondo il giudice, non c’erano gli estremi per applicare misure più restrittive.

Un dato che spinge Daniele Carbocci, segretario provinciale del Nursind, il sindacato degli infermiere, a una riflessione amara: “Parole e chiacchiere ne sentiamo tante da mesi, ma poi non cambia nulla. Le leggi così come sono non sono un deterrente. La vera deterrenza si fa presidiando i pronto soccorso con le forze di polizia. Tutto il resto non serve praticamente a nulla".

Questa volta è andata bene e nessuno si è fatto male. Ma il 5 novembre scorso un episodio analogo ha ucciso un pensionato che si trovava nella sala d’attesa del pronto soccorso di Cisanello mentre attendeva che la moglie completasse il ciclo di visite per le quali l’aveva accompagnata lì. Senza alcun motivo fu spintonato da un romeno di 47 anni che ha dato in escandescenze all’improvviso: cadde a terra sbattendo violentemente la testa ed è morto dopo dieci giorni di agonia. "La verità è che i pronto soccorso - sbotta Carbocci - non possono essere i luoghi dove scaricare queste persone, tanto per togliersi il problema. Siamo anche un po’ scocciati dal refrain delle riunioni in prefettura, dove le organizzazioni sindacali non sono neppure mai state invitate, e dei corsi di formazione rivolti al personale per acquisire tecniche di autodifesa o gestione del conflitto. Noi siano infermieri, non siamo bodyguard. Siano lì per prestare le cure, non per garantire l’ordine pubblico”.

Poi c’è il tema della coperta corta, secondo i sindacati. "I colleghi si lamentano del fatto che spesso queste persone vengono lasciate lì e soltanto a vista viene avvisato il triagista per segnalare che quella situazione merita una determinata attenzione. Il primo punto dunque è aumentare le dotazioni organiche, anche se l’Aoup dice che on serve, e l’altro è che servono agenti che possano intervenire fisicamente per bloccare queste persone, non possono essere i sanitari a farlo”.