Il visore trasporta gli studenti in una dimensione di realtà aumentata. In un’aula studio per precisione. Sono spettatori di un episodio in cui una ragazza è vittima di molestie verbali da parte di un gruppo di coetanei. Le avances non si arrestano e le risoluzioni sono tre. Nella prima versione la studentessa deve difendersi da sola, nel secondo caso c’è un testimone e alleato contro la violenza in atto. Nel terzo caso un gruppo di ragazzi e ragazze fa capire al molestatore che il comportamento è sbagliato e lo allontana. Tolto il visore si torna alla realtà, ma l’impressione di aver assistito all’episodio resta attaccata addosso. Un’esperienza che rientra nel progetto pilota della Scuola Superiore Sant’Anna "Engine" (Engaging Men and Boys against Gender-based Violence and Discrimination through Technology-based Trainings) che coinvolge gruppi di ricerca degli Istituti Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo), di Intelligenza Meccanica e di Management e realizzato in partnership con Artes 4.0 (Centro di competenza) e con Cam Firenze (Centro di ascolto uomini maltrattanti). Un’iniziativa che ha l’obiettivo di combattere la violenza di genere grazie alla creazione di una consapevolezza del fenomeno affrontandone gli aspetti fisici, emozionali e sociali. I percorsi formativi, che prevedono esperienze diverse per ogni target ha coinvolto alcuni studenti delle scuole superiori di Pisa, gli allievi e allieve della Scuola Sant’Anna, i docenti e il personale tecnico-amministrativo della Scuola Superiore Sant’Anna, gli studenti delle scuole superiori e le squadre giovanili del Pisa Sporting Club e gli allenatori.
"Il progetto sposa una formazione di tipo teorico-politico, sociologico e giuridico a un’esperienza virtuale immersiva", spiega Anna Loretoni, Principal Investigator del Progetto e Professoressa Ordinaria di Filosofia Politica (Istituto Dirpolis). Tra i formatori del progetto, Federica Merenda, assegnista di ricerca in Filosofia Politica (Istituto Dirpolis), Roberta De Paolis, assegnista di ricerca in Diritto Penale (Istituto Dirpolis), Carolina Marconi, assegnista di ricerca (Istituto di Intelligenza Meccanica), Letizia Baroncelli e Marco Giacoia (Cam Firenze). "La violenza di genere ha una dimensione strutturale, non è solo un dato quantitativo, ma significa che le donne solo per il fatto di esserlo sono oggetto di una potenziale violenza e aggressione – evidenzia Loretoni –. Siamo convinti che oltre alle pene che possono avere un effetto dissuasivo sia importante mettere in campo misure di educazione". "La simulazione con le classi delle superiori è stata pensata per un pubblico anche di minori, dove l’impatto emotivo è ridotto ai minimi termini, infatti gli studenti, hanno semplicemente un contatto visivo con la scena e la realtà aumentata crea l’impressione di essere presenti, ma passivi - Federica Merenda -. Questo progetto può creare consapevolezza nei ragazzi sulla violenza di genere, ma anche sull’importanza di essere alleati delle donne".
Ilaria Vallerini