ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

Volontari in rivolta: "Ore bloccati in fila. I servizi sono a rischio"

L’allarme delle associazioni sanitarie: "Con i codici gialli, corriamo in strada. Ma poi restiamo in attesa coi pazienti fuori dal Ps a lungo: che senso ha?". .

La fila delle ambulanze martedì sera davanti al Ps di Pisa

La fila delle ambulanze martedì sera davanti al Ps di Pisa

Pisa, 23 gennaio 2025 – Non si placa il caos al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello. Dopo la giornata di martedì, che aveva visto 130 pazienti in barella nei corridoi in attesa di essere visitati e altri 50 in attesa di un posto letto, la situazione, secondo quanto appreso, non è migliorata nemmeno in serata e neppure ieri. Alcuni pazienti sarebbero stati trasferiti nei reparti, ma lasciati comunque in barella nei corridoi. Da quanto riportato, almeno quattro pazienti sarebbero stati collocati nei corridoi di traumatologia e medicina.

Un vero e proprio caos, denunciato con forza anche dalle associazioni di volontariato. Nella notte tra martedì e ieri, le ambulanze sono rimaste bloccate per ore nella camera calda, con tempi di attesa fino a due ore prima di poter consegnare i pazienti.

"Noi siamo sempre disponibili. Ma, quando interveniamo su un’emergenza in codice giallo – spiega il presidente delle Misericordie della provincia di Pisa, Maurizio Novi – siamo costretti a rischiare sulla strada per arrivare velocemente. Che senso ha, se poi restiamo in attesa anche due ore e mezzo fuori dal pronto soccorso?".

Novi sottolinea anche il problema legato alla ‘camera calda’, dove le ambulanze devono restare spente, costringendo i pazienti a subire temperature rigide. "Questo significa – spiega – che i pazienti affrontano il freddo. Abbiamo partecipato a un tavolo di confronto, ma da metà dicembre non abbiamo più avuto riscontri. Per agevolare le dimissioni serali, come richiesto dall’azienda ospedaliera, abbiamo riorganizzato i turni e predisposto un’ambulanza dedicata per svuotare il pronto soccorso. Tuttavia, il vero problema non sono le dimissioni serali, che si limitano a due casi per notte, come abbiamo più volte ribadito. La questione è che non possiamo continuare in questo modo: non siamo più in emergenza Covid".

Le associazioni intervengono, descrivendo la situazione come "critica" e sollevando gravi questioni di responsabilità. "Mandiamo volontari che si trovano a gestire pazienti in attesa per ore – spiega Marco Lo Cicero, direttore della Pubblica Assistenza –. Sebbene siano formati, questi volontari non sono personale sanitario, ma soccorritori. Non possiamo reggere questa situazione ancora a lungo". Il rischio, denunciano, è che il volontariato stesso ne risenta. "I volontari sono esasperati – prosegue Lo Cicero –. Oltre alle questioni umane, ci sono problemi di logistica e di tempo. Alcuni devono poi andare a lavorare o occuparsi della famiglia. Questa mancanza di collaborazione rende tutto insostenibile".

Sulla stessa linea Alessandro Betti, presidente della Pubblica Assistenza, che avverte: "I volontari sono sul piede di guerra. Non vogliono più intervenire in queste condizioni e, se dobbiamo affidarci solo ai dipendenti, rischiamo di fermare il servizio. Il problema è che, se un turno finisce alle 20, i volontari non possono restare bloccati fino alle 22,30. Non si tratta di un problema straordinario, ma ordinario. È fondamentale prendere coscienza della gravità della situazione e agire. Se i volontari smettono di collaborare, tutto si ferma". I tavoli di confronto con l’azienda, secondo le associazioni, hanno prodotto risultati minimi. "Abbiamo bisogno – conclude Lo Cicero – di soluzioni concrete, come una stanza dedicata nell’ospedale con personale infermieristico, dove poter lasciare i pazienti".