REDAZIONE PISA

Volontarie bloccate in Spagna senza Green pass

La disavventura di un gruppo di italiane: dal contagio da Covid-19 alla trafila burocratica per ottenere la "certificazione verde"

PISA

Ritrovarsi senza Green pass dopo aver contratto il Covid-19. Un’odissea senza fine che ha visto protagoniste due giovani volontarie italiane, la pisana Gaia Morini e la veneziana Gemma Boscaro. Le due ragazze, vincitrici del bando del Servizio civile universale dello scorso dicembre, si sono trasferite a metà giugno nella cittadina spagnola di Burgos (attualmente uno dei maggiori focolai di Covid-19 del Paese). Partite con l’entusiasmo che contraddistingue chi è deciso ad offrire il proprio tempo e le proprie competenze al servizio dei più fragili, da più di due settimane stanno vivendo un vero e proprio incubo. "Tutto è iniziato lo scorso 12 luglio – racconta Gaia Morini – quando Gemma (che vive insieme a me e ad altre due volontarie) si è ammalata. Da quel momento la nostra quotidianità è stata stravolta. Il giorno seguente mi sono recata insieme a Gemma in un hub Covid-19, anch’io febbricitante. Gemma è risultata positiva al test rapido". In Spagna per ottenere il Green pass serve un tampone molecolare positivo per comprovare chi è stato malato di Covid-19. "Dato che ero risultata positiva al rapido – racconta Boscaro – mi è stato riferito dalle autorità competenti che non avrei potuto accedere al tampone molecolare gratuito. A quel punto la dottoressa (che ci ha seguito durante tutto il percorso) mi ha consigliato di sottopormi al test molecolare in una clinica privata. E così è stato. Ho pagato ben 95 euro. Tuttavia per un errore amministrativo la clinica privata non è riuscita a caricare il mio test sul sistema sanitario pubblico spagnolo: fino ad ieri avevo perso qualsiasi speranza di ottenere il Green pass".

Lo stesso vale per Gaia Morini: "Il 16 luglio ho avuto la fortuna di fare un tampone molecolare gratuito. Dopo essere risultata positiva al test avrei dovuto attendere undici giorni (come da norma) prima di ricevere la certificazione ‘verde’. Trascorso quel lasso di tempo, ho fatto l’accesso al mio account sull’App Sacyl (il corrispettivo spagnolo dell’App Immuni), ma sorprendentemente non figurava alcun test molecolare a mio nome. Per la sanità spagnola non ho mai avuto il Covid-19. Mi trovo in una posizione scomoda, devo attendere sei mesi per potermi vaccinare e al contempo non posso usufruire dei benefici del Green pass".

"Le nostre aspettative sono state deluse – affermano le volontarie – e anche l’esperienza ne ha risentito. Il Covid-19 prima, e poi tutto ciò che ne è conseguito".

L’epilogo di questa storia è positivo: ieri Gemma Boscaro, dopo una lunga trafila burocratica, è riuscita ad ottenere la certificazione ’verde’. Uno spiraglio di luce anche per la collega pisana che ancora attende il tanto agognato pass.

Ilaria Vallerini