Pisa, 21 settembre 2020 - Si è chiusa la prima fase del San Sisto Project, il progetto di scavo promosso dal Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa Si sta avviando alla conclusione la prima fase del “San Sisto Project”, il progetto di ricerca archeologica che per tre anni indagherà l’area del giardino della chiesa di San Sisto, fondata nel 1087 e situata in pieno centro storico a Pisa.
Personale e studenti del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa, sotto la direzione del professor Federico Cantini, sono stati impegnati tutto il mese di settembre nello scavo e nello studio dei materiali che sono emersi dal terreno adiacente alla chiesa, con un’indagine che sta consentendo di ricostruire la storia delle trasformazioni di un’area che rappresenta non solo il cuore topografico del tessuto urbanistico di Pisa, ma anche lo spazio che verosimilmente ospitò nell’alto Medioevo il centro del potere pubblico. I risultati raggiunti in questa prima fase di lavoro sono stati illustrati dal professor Federico Cantini e dai protagonisti dello scavo alla presenza del rettore Paolo Mancarella, del prorettore ai rapporti con il territorio Marco Gesi, del direttore del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere Pierluigi Barrotta e di don Francesco Barsotti, parroco di San Sisto.
"L'apertura degli scavi nel giardino della Chiesa di San Sisto – ha commentato il rettore Paolo Mancarella – è un segno importante della ripresa di molte delle attività di studio e di ricerca dell'Università di Pisa in questa Fase 3. Per tre anni, sotto la guida del professor Federico Cantini, personale e studenti del nostro Ateneo indagheranno una delle aree di maggior interesse storico della nostra città. Un lavoro impreziosito dal fatto che saranno resi partecipi delle nuove scoperte tutti coloro che a Pisa vivono, lavorano o semplicemente sono di passaggio per visitare la nostra splendida città".
Durante questa prima indagine sono state aperte tre aree di scavo: una nei pressi della canonica e due lungo la fiancata della chiesa. In questa zona è stata messa in luce la soglia della porta corrispondente al pavimento medievale, che si trovava circa 20 centimetri più in basso di quello odierno. Addossate alle fondamenta della chiesa, si intravedono grandi lastre di pietra che potrebbero essere interpretate come coperture di tombe. Nelle altre aree di scavo sono stati raggiunti i livelli di XIII-XIV secolo, individuando le tracce di attività di lavorazione dei metalli e cumuli di piccole lastre di pietra, che potrebbero appartenere al tetto più antico della chiesa o a qualche costruzione adiacente. Una grande trincea testimonia lavori edilizi che si collocano all’inizio del Seicento in base al suo riempimento, fatto di macerie miste a numerosi frammenti di ceramica: resti di stoviglie decorate in alcuni casi con stemmi araldici, tra i quali si riconosce quello della famiglia Medici. Al di là dello scavo, si è scoperto con grande sorpresa che le spallette delle aiuole del giardino sono in realtà manufatti di pietra provenienti da edifici medievali o dalla stessa chiesa di San Sisto, restaurata alla fine del Settecento.
“Se ad oggi lo scavo ci ha permesso di raggiungere gli strati di XIII-XIV secolo, con il proseguimento delle ricerche avremo la possibilità di indagare anche i depositi altomedievali e antichi – commenta il prof. Cantini – Molti sono infatti i reperti ceramici databili fino agli inizi del VI secolo a.C. rinvenuti in contesti più tardi. Essi provengono da tutte le aree di scavo, suggerendo che la zona fosse intensamente abitata ben prima della “Corte vecchia” citata nei documenti. Sarà interessante capire la destinazione di quest’area nella fase romana e in quella etrusca, per verificare se la centralità assunta nel Medioevo affondi le sue radici in epoche ben più remote”.
La ricerca rientra nelle iniziative finanziate con i fondi del Progetto di Eccellenza del Dipartimento ed è realizzata grazie alla disponibilità di don Francesco Barsotti (parroco di S. Sisto) che ha gentilmente concesso l’utilizzo dell’area. Il progetto prevede il coinvolgimento del Laboratorio LaDiRe del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere (rilievo e documentazione grafica), del Dipartimento di Scienze della Terra (prospezioni, carotaggi) e del CNR di Pisa (analisi archeometriche).