Pisa, 5 settembre 2023 – Sui campi della provincia di Pisa non ci sono "soltanto" le forti preoccupazioni per il calo di produzione della vendemmia, per l’annata dell’olio (si annuncia magra), per il meteo pazzo e per i rincari su tutti i fronti.
C’è anche il problema, sempre più serio, della difficoltà delle aziende, a reperire la manodopera. Una questione sul quale il settore s’interrogata da tempo. Quest’anno molte aziende pisane non sono riuscite a trovare i cosiddetti avventizzi per raccogliere le uve: sono mancate decine e decine di braccia. Si tratta di personale chiamato al lavoro anche per poche giornate, dalle 5 alle 15. E lo stesso accadrà quando inizierà la stagione delle olive, un settore che per il Monte Pisano (e non solo) è strategico. Ne parliamo con Stefano Berti di Cia Etruria.
Berti, ma cosa sta succedendo, prima c’erano anche tanti studenti in coda per la vendemmia. E ora?
"I tempi sono completamente cambiati, siamo nel ben mezzo di una grande rivoluzione sul mercato del lavoro e dobbiamo assolutamente ripensare tutto. La stessa vendemmia di quest’anno ci ha dimostrato che è necessario cambiare passo: tanta richiesta di personale, pochissime risposte. E questo si ripeterà con la stagione delle olive anche se in questo caso, visto che sarà un’annata di pochissime soddisfazioni, il fabbisogno risulterà ridotto".
Intanto quali soluzioni sono state trovate?
"Le aziende che hanno dipendenti, anche pochi, li hanno dirottati proprio sulla vendemmia. Ma è chiaro che la coperta risulta corta altrove: solitamente in queste settimane si svolgono già le fasi preparatorie nei campi per le semine autunnali".
C’è carenza in tutti i settori del mondo agricolo?
"Assolutamente sì. Le aziende faticano anche a trovare la manodopera specializzata. Mancano, per esempio, in queste settimane, tanti trattoristi in provincia di Pisa. Mancano operai capaci di lavorare con le tecnologie avanzate di cui oggi beneficia il settore. Lavorare nei campi, oggi, è un mestiere difficile: vanno conosciuti macchinari e attrezzature. Non vale più il vecchio detto che ‘Sei duro vai a fare il contadino’, perché il contadino è diventata una professione. E anche parecchio complessa".
Ma cosa fare?
"Dobbiamo immaginare un’agricoltura di qualità coinvolgendo i giovani italiani. Devono essere fatti tutti gli sforzi necessari e strutturali per rendere il comparto agricolo più appetibile per i giovani. E’ evidente, ormai, la necessità di fare formazione e lavorare al nuovo concetto di impresa agricola per tenere insieme imprenditori e lavoratori del comparto".
Va rivisto anche il rapporto con il mondo della scuola?
"Assolutamente si. Bisogna partire anche dalle scuole e dagli istituti agrari. Qui viviamo in un mondo nel quale ci sono troppi consulenti e pochi operai specializzati. Ma è importante anche fare l’operaio specializzato. Guardi, neanche tra gli extracomunitari come fra i giovani italiani si trova chi sa guidare trattore e maneggiare attrezzature tecnologiche".
C’è da avviare un nuovo percorso.
"Non possiamo più permetterci di non trovare manodopera qualificata".