Pisa, 28 febbraio 2020 - Ci credevano a Perugia quella domenica di fine aprile dell'85 con il Grifo, imbattuto da ben trenta partite che arrivava all'Arena con l'obiettivo dichiarato di agganciare il terzetto di testa e inserirsi nella lotta per la promozione. Invece arrivò uno di quegli schiaffi che si ricordano ancora a distanza di 35 anni. Di sicuro non lo ha dimenticato Aldo Agroppi, il grande ex di quella partita, protagonista solo tre anni prima della prima promozione in A dell'era Anconentani, e quel giorno seduto sulla panchina del Perugia: «Io a Pisa e a Romeo sono legatissimo, ma a distanza di anni il fatto di aver subito una sola sconfitta in tutto il campionato e di non essere andati in A ancora non me lo spiego» disse non più tardi di qualche mese l'ex tecnico di Pisa e Perugia. Già, perché l'unica sconfitta di quella stagione per loro stregata, gli umbri la subirono proprio all'Arena Garibaldi domenica 28 aprile. E che sconfitta: contro l'unica squadra ancora imbattuta di tutto il campionato cadetto, il Pisa s'impose per 4-1 grazie a una doppietta di Bergreen, un acuto di Kieft e un'autorete di Luca Brunetti da Cecina (il gol del momentaneo pareggio lo firmò De Stefanis). «Era un mio uomo Brunetti, eravamo e siamo quasi vicini di casa dato che io abito a Piombino e ancora oggi siamo grandissimi amici, ma quel pomeriggio me la fece grossa – ha ricordato sorridendo Agroppi -: dopo l'autorete, commise un fallo inutile su Kieft ci lasciò in dieci. E il Pisa, in contropiede dilagò».
Perchè, al di là di Brunetti, quel Pisa era forte davvero: oltre al danese e all'olandese, c'erano Mannini, Armenise, Volpecina, Giovannelli e Baldieri. Uno squadrone, guidato da Gigi Simoni, che grazie a quella vittoria spiccò definitivamente il volo verso la serie A. Dopo, infatti, il Pisa non vinse più (nelle ultime sette giornate arrivarono sei pari e un ko con il Genoa). Non ce ne fu più bisogno, tanto era il vantaggio dei nerazzurri che chiusero, comunque, il campionato al primo posto con 50 punti, a pari merito con il Lecce (ma in vantaggio negli scontri diretti), uno in più del Bari e due del Perugia. Le prime tre volarono in A. Gli umbri, invece, la persero per un solo punto.