di Francesco Paletti
Luca Toni, lo sa vero che i paragoni ormai si sprecano fra lei e il gioiellino del Pisa, Lorenzo Lucca?
"Hanno cominciato lo scorso hanno al Palermo, dove l’attaccante nerazzurro ha fatto benissimo, e visto l’ottimo inizio di stagione in B, non mi stupisce che se ne parli ancora...".
Ma l’accostamento può stare in piedi?
"Lucca è ancora all’inizio del suo percorso nel calcio, ma può starci sicuramente: siamo due centravanti molto forti fisicamente e siamo accomunati dalle esperienze di Brescia, Vicenza e soprattutto Palermo, che per me sono state molto importanti, ma credo valga lo stesso pure per lui ...".
Tre gol in altrettante partite in B e poi la chiamata della nazionale Under 21: meglio non poteva cominciare.
"Direi proprio di no. Ha qualità importanti: le aveva già fatte vedere un anno fa in categoria inferiore e sono felice per lui che le stia dimostrando anche in B. Non lo conosco personalmente, ma dalle scelte che ha fatto mi sembra un ragazzo intelligente e con la testa sulle spalle: però, se posso dargli un piccolo consiglio, mi sentirei di dirgli di restare concentrato sul campo perché il difficile viene ora".
In che senso?
"Adesso non è più una sorpresa: sempre di più gli avversari lo studieranno e prepareranno le contromisure. Per la mia esperienza, è proprio questo il momento in cui si è chiamati a compiere un ulteriore salto di qualità, quello per intendersi che può fare di un talento indiscutibile, quale è Lucca, un giocatore davvero importante".
Che cosa cambierà per l’attaccante nerazzurro da ora in poi?
"Degli avversari le ho detto: lo aspetteranno al varco. In più, inevitabilmente, aumenteranno le aspettative e un pochino anche le pressioni: da chi è bravo ci si attende molto e lui ha fatto capire di esserlo, anche se ancora deve dimostrare quanto. La carriera di un calciatore, infatti, si misura anche in lunghezza: per diventare davvero forti bisogna rimanere ad alti livelli per diverso tempo. Vuol dire che si è stati capaci di adattarsi alle trappole delle difese avversarie e anche di reggere alle pressioni".
Poteva andare subito in A e invece ha scelto la B, a Pisa, ma da protagonista. Giusto?
"E’ proprio a questo che mi riferivo quando ho detto che mi sembra un ragazzo intelligente: quando hai venti anni, la massima serie è inevitabilmente una grande lusinga soprattutto se, come lui o anche il sottoscritto, si arriva dalle categorie inferiori. Ma a volte bisogna sapere resistere a certe tentazioni e procedere con gradualità. Lui lo ha fatto e questo va indubbiamente a suo merito".
Dice che non è ancora pronto per la serie A?
"Assolutamente no, quello lo dirà il campo. Sostengo, invece, che a venti anni, se si vuol crescere e dimostrare il proprio valore, bisogna andare dove ci sono maggiori possibilità di giocare. Al di là dei luoghi comuni, la maglia da titolare non la regalano in nessuna categoria e anche a Pisa dovrà sudarsela, ma è innegabile che in nerazzurro abbia molte più opportunità di mettersi in mostra che non in A. Se si confermerà a questi livelli, il resto verrà di conseguenza".
Ossia?
"La serie A e gli auguro anche di più. Ma deve arrivarci dopo aver dimostrato di essere il più bravo della cadetteria in modo da conquistarsela da protagonista. E lui può riuscirci".
Vi assomigliate anche in questo? Pure lei un po’ di gavetta ne ha fatta prima di arrivare al top.
"Vero, abbiamo pure questo in comune. Gli auguro, comunque, di fare prima del sottoscritto (sorride ndr). Comunque per me misurarmi con le categorie inferiori, o giocare in squadre che lottano per la salvezza, è stato un passaggio fondamentale della mia crescita: mi ha aiutato tantissimo probabilmente perché, da giovanissimo, non era ancora pronto per giocare ai livelli a cui, poi, sono arrivato successivamente. E chissà se sarebbe andata allo stesso modo se non avessi la possibilità di fare un bel po’ di gavetta".