LORENZO VERO
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La sorpresa: il numero 28. Il cigno Abildgaard: in cattedra dopo l’espulsione di Marin

"Tutti sono importanti, tutti meriterebbero di giocare di più". Quante volte, nel corso delle conferenze stampa, sentiamo dire queste frasi,...

Dall’espulsione di Marin anche Abildgaard ha trovato il giusto spazio

Dall’espulsione di Marin anche Abildgaard ha trovato il giusto spazio

"Tutti sono importanti, tutti meriterebbero di giocare di più". Quante volte, nel corso delle conferenze stampa, sentiamo dire queste frasi, quasi pronunciate in automatico? Filippo Inzaghi è sempre più un acuto maestro nella comunicazione, riuscendo a utilizzare i media per far passare messaggi alla squadra o alle rivali. Spesso, però, alcune frasi vengono scambiate per mera retorica, quando sono pura verità. Da inizio stagione l’allenatore ha dichiarato di essere rammaricato per non essere riuscito a ritagliare il giusto spazio ad Abildgaard, anche se in realtà gli spezzoni a lui concessi non avevano pienamente convinto gli spettatori.

Eppure, ancora una volta, aveva ragione Inzaghi: dall’espulsione di Marin contro la Salernitana, il numero 28 è salito in cattedra. Riproposto dal primo minuto anche contro il Palermo, nella mediana tutta danese assieme a Hojholt, Abildgaard ha dimostrato essere la giusta diga in mezzo al campo, garantendo spessore fisico e interdizione, ma anche carisma. Certo, è difficile pareggiare il carisma di un leader come Marin, ma Abildgaard dalla sua ha sulle spalle l’esperienza della scorsa Serie B, vinta con il Como. Proprio dai lombardi era arrivato in estate con qualche acciacco, che ha impiegato mesi per smaltire definitivamente: "Adesso sto bene, posso giocare come voglio io e come vuole l’allenatore". Di fatti, è diventato anche una vera e propria arma tattica: gol contro la Salernitana docet.

Lo schema è classico, riproposto anche al "Barbera" più volte: rimessa lunga non a cercare il centro dell’area, ma il primo palo, dove è appostato proprio Abildgaard, che sfruttando i suoi centonovantadue centimetri spizza il pallone di testa sul secondo palo. Due settimane fa questo giochino è valso tre punti. Seppur avendo giocato appena sedici partite, di cui solo sette dal primo minuto, l’esperienza lo ha reso un titolare aggiunto. D’altronde, il leitmotiv è lo stesso: nessuno è superiore del gruppo. "Siamo venticinque animali, possiamo giocare ovunque fino alla morte" ha dichiarato nella pancia del "Barbera" venerdì sera.

L’intento è quello di essere uniti verso l’obiettivo, senza spostare il focus oltre la prossima partita: "Ci attenderanno solo finali da qui fino alla fine, dipendiamo solo da noi stessi". Solidità, dimostrazione di una rosa lunga e importante, soprattutto in continua crescita. Un paio di mesi fa sarebbe stato impensabile immaginare un Pisa senza Marin. E intanto Abildgaard si candida alla titolarità anche contro il Cittadella.

Lorenzo Vero

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