Il presidente del Pisa Giuseppe Corrado ha parlato del momento nerazzurro con la squadra capolista, ma anche del ruolo di Inzaghi e della crescita societaria degli ultimi anni.
Presidente, il Pisa va alla sosta da primo in classifica.
"Siamo soddisfatti della crescita della squadra, così come della società. Siamo primi in classifica, ma è un campionato attrattivo e molto combattuto, catalizzato dall’impegno di queste tre squadre, Pisa, Spezia e Sassuolo, che in questo momento si giocano la testa del torneo nel giro di tre punti. Abbiamo preso un po’ di distanza dalle altre, ma forse, per fare una battuta, ce n’è una di troppo".
Se l’aspettava questa classifica così spezzettata?
"Indubbiamente le le prime tre hanno fatto un campionato di avanguardia, ma sono mancate Cremonese, Sampdoria e Palermo, degli organici che venivano considerati tra i favoriti. Penso che recupereranno il terreno, si avvicineranno e chissà, potrebbero anche tornare in corsa".
Il tecnico Inzaghi ha conquistato tutti.
"Ha dei grandi meriti e ha dimostrato di saper fare gruppo. Ogni giocatore ha la consapevolezza di ciò che deve fare. Inzaghi ha proseguito nel lavoro che era stato già fatto in passato e molti giocatori grazie a lui sono cresciuti ulteriormente. Ha saputo plasmare e fare gruppo. I ragazzi hanno piacere di giocare e allenarsi. Qualcuno purtroppo deve anche trovare il piacere di rimanere in panchina, ma fa parte del gioco".
Che aria si respira in questi giorni?
"Vedo grande serenità. Inzaghi ha lavorato nonostante due grandi infortuni come Esteves e Leris ad alti livelli. Ha fatto capire che il gruppo poteva sopperire anche a queste mancanze".
Ci sono novità sul ricorso del Cittadella?
"Prima di Natale dovrebbe essere discusso, ma non è ancora stato fissato".
Quanto è cambiato il mondo del calcio negli ultimi anni?
"Dieci anni fa è cominciato un percorso che ha portato il calcio di oggi ad essere un’industria, mentre 30 anni fa era diverso. Dalla legge sullo svincolo, sui i rinnovi contrattuali, le regole gestionali, fiscali e di bilancio, tutto ciò ha cambiato questo sport in un’attività industriale declinata su una attività sportiva. Oggi si impongono impegno, investimenti e strutture di crescita di valore e di asset patrimoniali della squadra".
Il calcio di un tempo è finito?
"Sì, non esiste più il calcio bello e anche emozionale di un tempo. Non basta aggregare i giocatori, ma bisogna gestire l’azienda. Se non si ha una società forte si può avere anche una squadra forte, ma poi il castello crollerà inevitabilmente quando si incapperà nella stagione sbagliata".
E il Pisa come si inserisce in questo contesto?
"La società ha dimostrato in questi sei-sette anni una crescita costante. E’ questa la parola chiave. Mio nonno era un contadino e nel calcio, come in agricoltura, occorre seminare e avere pazienza. La vite nei primi 3-4 anni non rende, così nel calcio oggi vale la stessa cosa. Non viviamo nei risultati, ma nella progettualità".
Qual è la vostra priorità adesso, oltre al progetto sportivo?
"Speriamo di riuscire a chiudere i nostri progetti infrastrutturali. Un centro sportivo adeguato alle nostre ambizioni, uno stadio che permetta allo spettatore di vivere l’evento in una condizione di maggiore comfort e quando una struttura societaria ha questi riferimenti imprescindibili avremo una squadra capace di fare ancora di più. Siamo felici perché, nei prossimi mesi, queste infrastrutture prenderanno corpo".
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