MICHELE BUFALINO
Sport

Pisa e i tre modelli societari di riferimento

Scout di talento come l’Atalanta, infrastrutture come Sassuolo ed equilibrio finanziario come l’Udinese. Strategie per l’obiettivo serie A

di Michele Bufalino

Da provinciale di lusso in Cadetteria alla prospettiva di una buona Serie A, possibilmente da mantenere in pianta stabile. Il piano nerazzurro (anche economico) del presidente Giuseppe Corrado e di Alexander Knaster passa attraverso lo studio di alcuni modelli "vincenti" del recente calcio italiano. Se si analizzano dati, guadagni e strutture societarie – ma anche i risultati sportivi conseguiti –, di alcune società, si scopre che il Pisa sta già studiando per diventare grande. I modelli scelti sono quelli di Atalanta, del Sassuolo, ma anche Udinese. Se il Pisa ha ormai raggiunto un limite nell’esprimere le proprie potenzialità all’interno della Serie B (così ha detto il presidente Corrado), necessitando ora di uno step successivo, la Serie A, la strada è bene seguire chi ha già tracciato questa strada. Come? Vediamo.

1) L’Atalanta e gli scout. Partiamo dalla proprietà di Antonio Percassi, con un gruppo capace di fatturare, nel 2019, oltre 600 milioni di euro, tra le varie aziende di famiglia. La prima svolta dell’Atalanta avviene nel 2010, quando terminò la storica altalena tra Serie A e B, rendendo i nerazzurri una realtà stabile nella massima serie. Investimenti in giocatori, strutture, ma soprattutto nell’area scouting sono alla base di questo passaggio. Calciatori scovati a costi bassi e rivenduti a prezzi stratosferici. La seconda vera svolta avviene però dal 201617, quando l’Atalanta passa dal ricavare 83 milioni di euro a 147, con una crescita del 77% grazie al miglioramento dei risultati sportivi. Gli investimenti nei giocatori hanno dato i loro frutti grazie agli scout, ma anche il metodo legato al tenere in panchina Gasperini e alla regolare qualificazione in Europa, giocandosi anche lo scudetto, hanno fatto diventare l’Atalanta una società di primo livello che ora ha anche uno stadio di proprietà.

2) Il Sassuolo e le strutture. Il Sassuolo, pur non avendo il tifo sfegatato dei supporter dell’Atalanta, ha seguito similmente gli stessi esempi, partendo però prima di tutto dalle strutture, quando la Mapei ha acquistasto lo stadio di Reggio Emilia e creato il proprio centro sportivo. Gli incredibili incrementi nei ricavi da stadio e commerciali del Sassuolo sono schizzati dai 3,6 milioni del 201213 a 28,2 milioni del 201516. Anche in questo caso la strategia passa da alcune costanti, come le panchine di Eusebio di Francesco o Roberto De Zerbi, che sanno valorizzare alcuni giocatori, per non parlare dell’abilità nel realizzare plusvalenze e gestire l’ambiente.

3) Udinese e la strada dell’equilibrio economico. Che dire dell’Udinese, brava a gestire i momenti di crisi degli ultimi anni, ma sempre capace di vivere in pianta stabile in Serie A grazie al nuovo stadio, e allo scouting, da anni fonti primarie degli introiti dei bianconeri? Nonostante risultati sportivi che negli ultimi anni non hanno rispettato del tutto le attese, il club friulano continua a rispettare la sua politica di rispetto dell’equilibrio economico e può guardare con ottimismo al futuro, specie dopo aver smaltito la maggior parte della "scorie finanziarie" degli investimenti infrastrutturali.