FRANCESCO PALETTI
Sport

Quella volta che Andreotti, con la Spal, gelò per la seconda volta l'Armando Picchi

''Firmai il gol del pari dopo che il Livorno aveva rimontato due reti e stava vincendo 3-2: subito dopo sullo stadio calò il silenzio e si sentì nitidamente un vocione rivolto verso di me: "Sei il solito pisano di m ...'' sorride l'ex capitano.

Paolo Andreotti solleva la Coppa Italia di C nel 2000 dopo la vittoria con l'Avellino

Piovve a dirotto per tutti i novanta minuti quel pomeriggio all'Armando Picchi. In cui la Spal, alla fine del primo tempo in vantaggio grazie ad una doppietta di un giovanissimo Pellissier, si fece rimontare e soprassa dal Livorno (doppietta di Alteri e sigillo di Stefanini). Era il 23 settembre 2001 e per Paolo Andreotti, che da qualche mese vestiva la maglia biancazzurra degli estensi, rimane uno dei più bei ricordi della sua carriera di calciatore: «Mi ricordo tutto come se fosse ieri – racconta -: eravamo sotto per 3-2 a un quarto d'ora dalla fine dopo essere stati avanti di due reti quando ci fu un angolp per noi. Dalla bandierina calcio Romualdi e io riuscii a saltare più in alto di tutti e a schiacciarla di potenza firmando la rete del pari». La cosa più curiosa, però, capitò qualche secondo dopo, uno di quegli episodi che per un pisano ex capitano del Pisa rimangono lì, scolpite nella memoria: «Mentre rientravamo a centrocampo, nel silenzio dei quasi 8mila dell'Ardenza, dai gradoni si sentì nitidamente un vocione diretto verso di me: “Sei sempre il solito pisano di m ...” - sorride Andreotti -. Non ho mai saputo chi fosse, ma lo ringrazio di cuore perchè è una di quelle cose di cui vado più orgoglioso». Andreotti, d'altronde, non era la prima volta che gelava gli entusiasmi dei tifosi amaranto: il 17 novembre '96, fu lui, con una punizione velenosa, a segnare per il Pisa la rete del pari nel derby che mancava da 18 anni. Lo avevano riconosciuto, anche se da qualche mese aveva cambiato casacca.

Fu un'estate particolare quella del 2001 per l'ex centrocampista nerazzurro che, dopo aver giocato per un paio d'anni anche negli amatori, all'età di 33 anni si ritrovò ad essere il centrocampista più corteggiato della serie C: «Si erano fatte avanti anche Palermo, Como e Modena, ma io volevo rimanere al Pisa ed era anche già tutto fatto: se non fossimo usciti nella semifinale play-off con il Brescello e probabilmente avrei chiuso la carriera nella squadra della mia città – ricorda -: per me era già pronto un triennale». Invece non andò così: quella rete di Max Vieri a due minuti dalla fine, non spense solo i sogni dei tifosi nerazzurri, ma sancì anche la separazione fra il Pisa e il suo capitano. «Pochi giorni dopo quella gara mi chiamò mister D'Arrigo dicendomi che gli anni di contratto, da tre erano diventati due, e la cifra si era quasi dimezzata – racconta -: lì capii che era finita e accettai la proposta della Spal, soprattutto perché il nuovo diesse degli estensi era Botteghi che era stato il mio direttore al Pisa»