di Michele Bufalino
Aria di divorzio tra il Pisa Sporting Club e Michele Marconi. Le strade del calciatore e della società sono destinate ormai a dividersi in maniera burrascosa, dopo 3 anni passati sotto la Torre Pendente a suon di 43 gol, una promozione e due salvezze in maglia nerazzurra. Tre giorni fa, secondo quanto trapela dall’entourage del calciatore, la società ha comunicato di voler guardare in una direzione differente. "Vogliamo cambiare tante facce, tra cui quella di Michele" ha detto la direzione dell’area tecnica nerazzurra, nel corso di un colloquio telefonico. Marconi dovrà dunque trovarsi un’altra squadra. Lo staff del calciatore ha preso così atto della comunicazione. Si va quindi verso il cambio di casacca del giocatore. Brescia e Frosinone, secondo altre fonti, sono già su di lui e potrebbero formalizzare un’offerta nel corso delle prossime settimane. La comunicazione è arrivata un po’ a sorpresa per il calciatore e il proprio entourage, considerando la firma fino al giugno 2023 del rinnovo con opzione automatica di prolungamento fino al 2024 in caso di promozione in Serie A, avvenuta non più tardi di un mese fa. La rottura però è diventata presto totale ed è destinata a diventare un caso, dopo nuovi sviluppi di metà settimana.
Mercoledì sera infatti la società nerazzurra è entrata in causa col calciatore, depositando al collegio arbitrale un procedimento disciplinare atto a richiedere una sanzione economica, prevista dal contratto collettivo, per una riduzione dello stipendio del 50% per tutto il periodo in cui il giocatore rimarrà squalificato. L’avvocato del calciatore, Alessio Piscini, ha confermato quanto appreso dalla redazione e si è già attivato dal punto di vista legale: "Sì, è tutto vero, ne prendiamo atto e ci difenderemo al collegio arbitrale". I legali del giocatore hanno 15 giorni per difendersi e presentare il proprio ricorso, ma considerando i tempi tecnici dell’altro procedimento di appello al collegio arbitrale del Coni, relativo alla squalifica di 10 giornate, il contenzioso col Pisa è destinato ad esaurirsi a luglio, ben prima dei termini previsti dal nuovo grado di giudizio per lo stop forzato del calciatore. Marconi si è chiuso nel silenzio, con profondo sconforto, non potendo rilasciare dichiarazioni e rispettando la volontà della società, circondandosi dall’affetto della propria famiglia e degli amici ma, come riferisce il suo entourage, ha preso atto della situazione.
Il caso Marconi diventa di colpo molto più intricato di quanto già non lo fosse, dopo la condanna in assenza di prove certe a 10 giornate di squalifica per razzismo per aver rivolto la presunta frase "La rivolta degli schiavi" ad Obi nel corso della sfida col Chievo dello scorso 22 dicembre. Una condanna basata sul principio "inquisitorio" da parte della corte d’appello federale, nonostante l’assoluzione in primo grado da parte del tribunale federale. Che il Pisa avesse preso le distanze da Marconi era divenuto già chiaro dopo le ultime dichiarazioni del presidente Corrado a Radio Sportiva e 50 Canale, di cui ha preso atto l’entourage del calciatore, ma anche il diverso modus operandi del Pisa sulla vicenda, rispetto al Padova, in merito alla questione Santini, calciatore squalificato allo stesso modo di Marconi, in assenza di prove, era già un indizio. In quel caso fu il Padova a impugnare in prima persona la sentenza, mentre nel caso di Marconi è stato fatto tutto in autonomia dallo staff dei legali del giocatore.
La vicenda Marconi senza dubbio condizionerà particolarmente il mercato del Pisa da ora in poi, considerando che già prima del rinnovo la società cercava una prima punta da affiancare al numero 31, ma adesso la società nerazzurra, dopo questa rottura, che pare ormai insanabile, guarda anche a un secondo attaccante. Di sicuro questa vicenda sarà al primo posto del taccuino del prossimo direttore sportivo nerazzurro, che sia Domenico Teti o Claudio Chiellini, i due nomi più papabili per la "cattedra" di diesse.