
La salute è la prima cosa e, dunque, fino a che vi sarà un rischio incombente di contagi, è bene non abbassare la guardia e nemmeno allentare le misure di prevenzione messe in campo. Però è un dato di fatto: il conto che anche le società di calcio saranno chiamate a pagare alla pandemia rischia di essere parecchio salato. Meno sicuramente di ciò che sarebbe accaduto che se i campionati non fossero ripresi dato che, in questo modo, una parte considerevole dei cospicui proventi dei diritti tv sono stati salvaguardati.
Ma in ogni caso alla fine dell’anno la "bolletta" sarà, comunque, parecchio cara: non solo perché si giocherà a porte chiuse, con tutto ciò che comporta in termini di mancati incassi ma anche di rimborsi nei confronti degli abbonati, specie per piazze "calde" come quella di Pisa, quarta in graduatoria nel campionato cadetto sia come media spettatori (superata solo da Frosinone, Benevento e Salernitana), che quanto a numero complessivo di tessere stagionali. Ma anche per i costi delle trasferte, enormemente cresciuti alla luce delle misure contenute nel protocollo che ha consentito la ripartenza del torneo e che prevedono distanziamento pure nei mezzi di trasporto e camere singole per tutti nei ritiri.
Il vaso di pandora lo ha scoperto il team manager dell’Entella Matteo Gerboni: "Per la trasferta di sabato a Cosenza, occorreranno due voli charter e dieci pullman" ha detto alla Gazzetta dello Sport. A dispetto di ciò che può sembrare a prima vista, non è un’esagerazione. Il Pisa, per andare a Salerno, dovrà fare qualcosa di molto simile: la dirigenza nerazzurra ha prenotato due interi vagoni sul Freccia Rossa che da Firenze condurrà la squadra fino in terra campana e altrettanti per il viaggio di ritorno. Ma poi occorreranno anche due bus per portare Moscardelli e compagni alla Stazione di Santa Maria Novella e altrettanti per spostarsi dalla stazione di Salerno alla sede del ritiro e per raggiungere lo stadio il giorno dopo.
Non solo, un uguale numero di pullman dovrà essere previsto pure per il viaggio di ritorno. Il totale fa: quattro vagoni e appunto dieci bus. Si aggiunga, poi, che tutte le camere in albergo dovranno essere necessariamente singole mentre prima del lockdown quasi tutte le stanze erano doppie. Un aggravio di lavoro in termini organizzativi e anche di costi non di poco conto considerando che il Pisa dovrà disputare lontano dall’Arena ben sei delle prossime dieci gare e che fra le trasferte ve ne sono almeno un paio tutt’altro che agevoli dal punto di vista logistico (il 10 luglio, infatti, i nerazzurri saranno di scena a Trieste, dove affronteranno il Pordenone e il 24 a Cosenza). Prima di Covid-19, all’ingrosso, una trasferta poteva costare fra i tre e i quattro mila euro, ora invece oscilla fra i sette e gli otto mila. Le variazioni dipendono soprattutto dai mezzi di trasporto e dalla distanza, dato che le spese di alloggio sono (più o meno) fisse. Ma nella sostanza cambia poco, i costi sono raddoppiati: prima della pandemia il Pisa se la sarebbe "cavata" con una cifra di poco superiore ai 20mila euro, adesso, invece, si sfioreranno i 50mila.