GIANLUCA BARNI
Cosa Fare

Pistoia ricorda con un libro la tragica storia della "mamma-nonna" Gabriella Carsano

Domani a Pistoia la presentazione del volume scritto da Alessandra Tuci e Luigi Ferrando. Parteciperà il sindaco Alessandro Tomasi

Alessandra Tuci, coautrice di "Una mamma è per sempre"

Alessandra Tuci, coautrice di "Una mamma è per sempre"

Pistoia, 17 maggio 2024 – Ci sarà anche il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, domani sabato 18 maggio alla presentazione del libro “Una mamma è per sempre, storia di Gabriella e di sua figlia Rosa”, edito da Edizioni Atelier di Pistoia. Volume che sarà presentato, a partire dalle 17, alla presenza dei due autori nei locali di Antologia Viaggi di Viale Matteotti, a Pistoia. Una mamma non potrà mai dimenticare la sua bambina, anche se l’ha “vissuta” solo per poco tempo. Lotterà con le unghie e con i denti per riportarsela a casa, tra le sue braccia insostituibili. È la storia di Gabriella Carsano, nota alle cronache con il nome di “mamma-nonna” quella raccontata da Alessandra Tuci, giornalista pistoiese, e da Luigi Ferrando, ex segretario nazionale Uil telefonici.

Si tratta di una storia drammatica e sconvolgente di cronaca nazionale, accaduta qualche anno fa nel piccolo paese di Mirabello Monferrato, in provincia di Alessandria, quella di Gabriella, alla quale appunto è stata sottratta la figlia per un susseguirsi di cause nefaste e sentenze giudiziarie poco inclini a qualsiasi forma di umanità. Era l’estate del 2010 quando il marito della donna, Luigi Deambrosis, fu accusato da una vicina di casa di aver lasciato la bambina in macchina a piangere per 45 minuti (poi appurati essere stati solo 7): da lì la bimba, che aveva solo un mese di vita, è stata sottratta ai genitori con l’accusa di abbandono di minore (dalla quale poi furono completamente assolti) e nel piccolo paese di Mirabello Monferrato non ha fatto più ritorno.

Nel 2018 l’ultima angosciante sentenza che ne ha dichiarato definitivamente l’adottabilità. “Sono venuta a conoscenza della storia di Gabriella per caso, girovagando sul web, dove alcuni giornali parlavano della sua morte, avvenuta senza aver potuto rivedere la figlia – spiega Alessandra Tuci –, così non mi sono data pace. Non potevo credere che un fatto del genere fosse accaduto in un Paese civile come dovrebbe essere l’Italia. Ho contattato Luigi Ferrando, amico d’infanzia di Deambrosis e della coppia, e gli ho proposto un’intervista. Lui mi ha risposto ‘perché invece non scriviamo un libro a quattro mani?’. E così la nostra collaborazione ha preso vita”.

Un libro che nasce da un connubio tra parte romanzata, fatti realmente accaduti e vicende giudiziarie. Il libro, lungi dal voler giudicare le scelte dei Deambrosis, per ottenere genitorialità, e lontano da ogni forma di moralismo, non vuole neanche essere un atto di accusa contro la magistratura. Semplicemente, gli autori vogliono ricordare un caso in cui non è esistita la comprensione, la solidarietà, quelle caratteristiche che i laici definiscono solidarietà umana e i credenti carità cristiana. Un atto risarcitorio per due persone che la società ha perso per strada senza mai voltarsi per condividere un immenso dolore.