Pistoia, 26 febbraio 2013 - Sono state depositate le motivazioni alla sentenza del gip di Genova Roberto Fucigna che il 21 dicembre 2012 aveva condannato le due maestre dell'asilo Cip e Ciop di Pistoia. "Nella vicenda dell'Asilo “Cip e Ciop”, come si è visto, ci troviamo di fronte a pluralità e molteplicità di episodi, pluralità di bambini maltrattati, con gravi lesioni conseguenza dei maltrattamenti e il tutto di estrema gravità, tanto che l'Asilo “Cip e Ciop” fa venire in mente, più che una struttura scolastica, un campo di rieducazione di storica memoria", scrive il giudice. Il giudice ha determinato in oltre un milione di euro i risarcimenti per le 46 parti civili.

Il processo in rito abbreviato, che si era celebrato a Genova perché tra i bambini dell'asilo c'era anche il figlio di un magistrato toscano, si era concluso il 21 dicembre scorso con la condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione per Anna Laura Scuderi, al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere e al risarcimento delle parti offese. Elena Pesce, l'altra maestra, era stata condannata a 5 anni di reclusione, al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Entrambe sono state interdette in perpetuo dai pubblici uffici.

Nelle motivazioni, il giudice, ripercorre le indagini condotte dalla squadra mobile di Pistoia su indicazioni di genitori il cui bambino tornava a casa disperato e con lividi su ogni parte del corpo. Partendo dai video ''che costituiscono una prova inoppugnabile'' delle violenze, il giudice descrive l'asilo Cip e Ciop come ''un piccolo lager'' dove i bambini venivano ''lasciati per tempi molto lunghi al buio'' e messi ''con la faccia al muro'', oppure ''lasciati con il pannolino sporco''. Spesso, scrive il giudice, ''i bambini venivano costretti a mangiare minestrine bollenti'' e se i piccoli si ribellavano ''veniva aperta la bocca stringendo loro la mandibola''. In un caso ''avevano preteso che il bambino rimangiasse quello che aveva appena vomitato''.

Sono 18 i bambini, di eta' compresa tra i pochi mesi e i tre anni di vita, che le maestre dell'asilo nido “Cip Ciop” di Pistoia hanno sottoposto a questi maltrattamenti causando "gravi lesioni alla loro integrità psicologica ed emotiva" scrive il gup Roberto Fucigna. Tuttavia è opinione del gup che siano stati molti di più i bimbi a cui Anna Laura Scuderi e Elena Pesce hanno provocato lesioni: "Il fatto che ne siano stati periziati solo 27 - si legge nelle motivazioni - non incide in alcun modo, come detto, sul fatto che tutti i 47 bambini debbano considerarsi parti lese". Per tutti i bambini maltrattati, scrive il giudice, c'è necessità di una psicoterapia adeguata, ''così come per i genitori, afflitti dai sensi di colpa''.

Il giudice sottolinea come sia ''difficile ritenere che si tratti di un sincero pentimento'' quello dimostrato da Scuderi e Pesce, che avevano confessato durante l'udienza.

Fucigna riporta anche le frasi di un bambino dette a uno dei periti del tribunale. ''Lo sai - dice il piccolo che ha avuto grossi traumi - che Elena e Laura ci picchiavano sempre sempre sempre? e che a alcuni bambini gli fanno mangiare il vomito?''. Tra loro c'era anche un bimbo diabetico a cui non veniva somministrata l'insulina e la dieta prescritta dagli specialisti. In questo caso il bimbo è stato, scrive il gip Fucigna, "In pericolo di vita".

Diverso il calcolo della pena per le due maestre. Anna Laura Scuderi ha avuto la pena maggiore. "L'imputata Scuderi è certamente la prima responsabile degli atti di violenza e del clima di intimidazione e terrore creato nell'Asilo “Cip e Ciop” - scrive Fucigna - . E' lei la titolare della struttura, è lei che ne ha dato l'impostazione e ne ha stabilito l'organizzazione. La sua mania per la pulizia e l'ordine sono degenerate in continui e ripetuti atti di violenza fisica e psichica, di intimidazione, di punizioni gratuite, di totale dispregio dei bisogni dei bambini". Poi Elena Pesce: "Diversa valutazione deve farsi nei confronti dell'imputata Pesce - si legge ancora - che ha tenuto lo stesso tipo di comportamenti, ma che era in un rapporto di subordinazione, non solo lavorativa, ma anche psicologica, nei confronti della Scuderi; si deve poi tener conto della sua giovane età e del suo livello culturale, non essendo qualificata come maestra d'asilo".