
85 anni di Vannucci "Umiltà e coraggio per crescere ancora Pronti 4 nuovi vivai"
85 anni. Vannino Vannucci si emoziona scandendo il numero. Ripercorrere gli 85 anni di Vannucci Piante significa sfogliare mentalmente l’album di famiglia. Nella prima pagina la foto di Vannino senior che nel 1938, coltivando 8mila metri quadrati di terreno, scava il solco di quella che diventerà una lunga avventura imprenditoriale. Sopravvive alla Seconda guerra mondiale, resiste e rilancia mentre l’Italia si rialza. Poi nel 1961 ecco Moreno che inizia ad affiancarlo e che, per mano alla sua inseparabile Franca, compie il grande salto ampliando e modernizzando i vivai, per avanzare a grandi passi in un mercato sempre più internazionale. Il mondo è lì, basta avere il coraggio di conquistarlo. E lui ce l’ha. Come dimostra superando anche la devastante nevicata del 1985: si sveglia un giorno e i suoi campi sono una distesa di ghiaccio. Non resta niente, ma i Vannucci si rimboccano le maniche e ripartono. Il loro miracolo trasmette fiducia a tutto il settore pistoiese. "Poteva essere la fine, invece…", riflette Vannino, oggi con un senso di gratitudine e ammirazione.
Vannino Vannucci, la sua azienda può vantare una lunga storia che l’ha trasformata in un colosso mondiale. Pensa sia il risultato anche di intuizioni e di scelte illuminate compiute sin dalle origini?
"Certo, ce ne sono state tante. Il nonno da dipendente di un vivaio ha avuto la forza di mettersi in proprio, il babbo di strutturare l’azienda scommettendo sulla produzione di qualità. Le sue intuizioni sono state decisive. Investire sulle collaborazioni commerciali, ad esempio, ha permesso di ben collocarsi sul mercato. Così come introdurre l’uso dei vasi per poter vendere le piante in qualsiasi stagione e lanciare varietà di piante inedite: alcune saranno addirittura brevettate. Suo anche il merito di essersi preoccupato di avere un sistema viario adeguato intorno all’azienda in crescita".
Mi dica tre concetti per definire la sua azienda oggi.
"Umiltà, rappresenta il vero mantra di famiglia, uno stile di vita tramandato di generazione in generazione che ci ha permesso di ponderare sempre con attenzione i passi da compiere o non compiere. Coraggio delle idee e perseveranza nel portarle avanti. La pandemia e il conflitto in Ucraina, così come la crisi energetica, sono stati qualcosa di paragonabile al dramma della Seconda guerra mondiale o alla nevicata del 1985. È servita grande determinazione per andare oltre, mentre il mondo si stava fermando. In altri Paesi le vendite erano bloccate, noi abbiamo scelto la strada opposta. Del resto sentiamo sulle nostre spalle una grande responsabilità, innanzitutto verso i nostri dipendenti".
Aggiungerei alla lista anche la lungimiranza. Una pianta ha bisogno di anni per crescere: come si riesce a prevedere gusti e richieste del mercato?
"Anticipando i tempi, facendo ricerca, ascoltando i clienti e spesso anche guidandoli. Siamo la tavolozza dalla quale l’artista può scegliere i colori per la sua opera d’arte. Il segreto comunque resta uno: credere nella produzione di qualità e investire nella logistica, non a caso abbiamo da poco inaugurato un nuovo hangar per migliorare le operazioni di carico riducendo i margini d’errore".
Qual è il vostro mercato di riferimento e come vi distinguete su scala globale?
"Esportiamo in 60 Paesi, dall’Europa alla Cina. L’export rappresenta l’85% e stiamo conquistando nuovi mercati. Qualità e sostenibilità sono la nostra cifra rispetto a competitor internazionali che puntano solo ai prezzi".
Quali sfide per il futuro?
"In cantiere abbiamo quattro nuovi vivai tra Pistoia e Serravalle. Uno sperimentale di 10 ettari (presentato al Ministero) è nato da un progetto che vede coinvolti università di Pisa, di Firenze, Cnr e Comune. Lì sperimenteremo tre sistemi di vasetteria a risparmio idrico, chimico e quindi meno impattanti a livello di inquinamento. Sarà un esempio di vivaismo sostenibile. Anche gli altri tre saranno a impatto zero: no diserbanti, vasi carbon free. In più per l’anno prossimo abbiamo in programma di raddoppiare lo spazio per la logistica estendendoci verso Quarrata: raggiungeremo così un totale di sette ettari, potenziando anche l’uso di mezzi elettrici per il trasporto. L’attenzione all’ambiente è sempre più alta. A livello di distretto, invece, c’è il progetto di un centro per la ricerca e l’analisi, sempre sperando che gli enti pubblici ci diano la possibilità di realizzarlo... In generale mi auguro che le amministrazioni stiano vicino ai produttori, anche snellendo gli iter burocratici e i tempi di risposta: l’asse dei vivai, ad esempio, sarebbe strategico per l’intero comparto pistoiese e deve rientrare tra le priorità. L’augurio per il futuro? Formare e credere nei nostri giovani".
Elisa Capobianco