Abiti usati contro il fast fashion: "Educhiamo alla sostenibilità"

Il campus sulla moda a Prato guarda avanti: coinvolti anche alcuni ragazzi del ’Petrocchi’. Previsti laboratori per comprendere l’impatto ambientale della produzione di abbigliamento.

Abiti usati contro il fast fashion: "Educhiamo alla sostenibilità"

Protagonisti gli studenti del Petrocchi. e quelli del Livi e del Gramsci Keynes di Prato

Chi se non i giovani da educare ad un consumo sostenibile dei capi di abbigliamento. Parte da qui il progetto innovativo che ha coinvolto venti studenti del Petrocchi, insieme ai colleghi del Livi e del Gramsci Keynes di Prato, che a loro volta coinvolgeranno altri quaranta giovani amici in un percorso virtuoso, insieme a Museo del Tessuto e Gruppo Colle, per arrivare ad un consumo sempre più consapevole. "I giovani sono tra i maggiori consumatori del fast fashion con questo progetto ci siamo voluti avvicinare al loro mondo e coinvolgerli in un percorso che mira a dare maggiore consapevolezza alle nuove generazioni sull’impatto ambientale dell’industria della moda e su come i comportamenti dei consumatori possano influire positivamente sul mercato", spiega il direttore del Museo del Tessuto Filippo Guarini.

Il campus ’I Care, I Make’ esplorerà i temi della storia del distretto tessile di Prato, le trasformazioni della produzione tessile, l’avvento del fast fashion, l’economia circolare e la moda sostenibile, con laboratori creativi, incontri con esperti, visite in azienda, momenti di condivisione e di progettualità collettiva affinché i ragazzi possano diventare motore di un cambiamento e influenzare così anche i loro coetanei. "Gruppo Colle da sempre ha a cuore i temi legati alla sostenibilità - dichiara Gaia Gualtieri –. Da anni le nostre aziende fanno parte dei Textile Lovers e ci sembrava pertanto arrivato il momento di sviluppare un progetto che non solo valorizzasse questa collaborazione ma che fosse destinato ai giovani".

Nell’ambito delle iniziativa è stato predisposto un kit con il quale i 20 ragazzi coinvolti saranno impegnati in prima persona nel coinvolgimento diretto di altri 40 ragazzi in un’esperienza di personalizzazione degli abiti usati. I risultati del percorso verranno presentati in un il 19 ottobre al Museo. "Dalla progettualità condivisa tra museo e azienda, sono nati due progetti importanti a sostegno dell’educazione, della formazione e dell’inclusione – dichiara Fabia Romagnoli, presidente della Fondazione Museo del Tessuto –, nel segno della continuità con la missione didattica di un Museo che tiene le porte aperte verso tutti". I ragazzi hanno già iniziato il loro percorso di trenta ore che vale anche come alternanza scuola-lavoro. Non resta che attendere i risultati.

Silvia Bini