![I fatti sarebbero avvenuti nel 2020. Ieri l’udienza in Corte d’Appello. I giudici dovranno esprimersi sull’applicazione di misure alternative. I fatti sarebbero avvenuti nel 2020. Ieri l’udienza in Corte d’Appello. I giudici dovranno esprimersi sull’applicazione di misure alternative.](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/Y2YwNTAxOGItOGMwMi00/0/abusi-sessuali-e-video-sentenza-slitta-in-avanti-la-questione-della-pena-in-corte-costituzionale.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
I fatti sarebbero avvenuti nel 2020. Ieri l’udienza in Corte d’Appello. I giudici dovranno esprimersi sull’applicazione di misure alternative.
Il processo per lo stupro di gruppo che sarebbe avvenuto in un vicolo del centro storico di Pistoia, nell’agosto del 2020, dovrà affrontare una pausa. Ieri, dopo un’udienza fiume, i giudici della Corte d’Appello di Firenze hanno accolto la questione di legittimità costituzionale, sollevata dalla difesa di uno degli imputati, sulla inapplicabilità delle pene sostitutive nei casi di violenza sessuale. La questione è stata sollevata dagli avvocati Cecilia Turco e Michele Passione, difensori di uno dei due giovani imputati. Ora saranno i giudici della Corte Costituzionale ad esprimersi sulla legittimità della questione (e non nel merito).
I fatti sarebbero avvenuti in pieno centro storico a Pistoia, nell’agosto del 2020. All’epoca della vicenda i due ragazzi erano poco più che maggiorenni. Le indagini, dopo la denuncia alla polizia, erano state coordinate dal sostituito procuratore Giuseppe Grieco, poi il caso è passato al Tribunale di Firenze, in quanto oltre al reato di violenza sessuale era contestato anche quello della produzione e diffusione di materiale pedo-pornografico: il video della ragazzina abusata sarebbe stato trovato nella memoria del cellulare di uno dei due giovani.
In primo grado, le condanne erano state di 2 anni e 4 mesi (valutato il minore coinvolgimento) per uno dei giovani, difeso dagli avvocati Andrea Mitresi e Gabriele Bordoni, e di 3 anni e 2 mesi per l’altro, difeso dagli avvocati Michele Passione e Cecilia Turco, che avevano poi presentato una richiesta di concordato per beneficiare di una riduzione di pena, chiedendo che venissero riconosciute le attenuanti generiche nella loro massima estensione, così da arrivare a una condanna a due anni e sei mesi. Richiesta approvata dalla Procura Generale della Corte d’Appello. Ma i giudici della Corte d’Appello l’hanno respinta. La vicenda, lo ricordiamo, ha scosso molto la comunità pistoiese. Lo scorso novembre, in piazza della Sala, è apparso uno striscione di solidarietà alla ragazza, con la scritta "Sì al consenso. No alla cultura dello stupro".
Ieri una nuova udienza, alla quale non erano presenti i due imputati. In aula c’era invece la giovane ragazza che si è costituita parte civile e che è rappresentata dagli avvocati Gianmarco Romanini e Sofia Nesti. La decisione dei giudici di accogliere la questione sollevata dai difensori è stata accolta con profondo rammarico dalla ragazza, che questa volta preferisce non rilasciare commenti.
"Abbiamo sollevato la questione di costituzionalità – spiega l’avvocato Cecilia Turco – della norma che non consente per questo tipo di reati la possibilità di pene sostitutive previste dall’ordinamento, che seppur certamente afflittive consentirebbero di tendere maggiormente alla rieducazione del condannato secondo lo spirito della Costituzione". A questo punto, tutto passa ai giudici della Corte Costituzionale, che dovranno esprimersi sulla questione di legittimità sollevata dalle difese.
M.V.