REDAZIONE PISTOIA

Omicidio Cini, colpi di spranga e dato alle fiamme. Così è stato ucciso Alessio

Per il delitto è stato fermato il cognato Daniele Maiorino, 58 anni, di Prato

L’omicidio di Alessio Cini . Sequestrati abiti di vicini e parenti: "Aggredito quando era buio"

Pistoia, 19 gennaio 2024 – L'omicidio di Alessio Cini, per il quale è stato fermato il cognato, Daniele Maiorino, 58 anni, anche lui originario di Prato,  è avvenuto ad Agliana, nel piazzale di accesso all'abitazione della vittima, accanto al giardino pertinenziale di una villetta tri-familiare, dove abita anche il cognato.

Nella fase iniziale delle indagini, svolte a tutto campo - oltre a esaminare i nuclei familiari dimoranti nella villetta tri-familiare per acquisire prime informazioni di indirizzo degli accertamenti - sono state analizzate le videocamere di zona che hanno documentato sia gli spostamenti delle persone (consentendo di escluderne alcune tra i possibili sospettati), sia - in termini esatti - li preciso momento in cui è avvenuto il delitto.

L'omicidio è stato collocato dagli investigatori tra le ore 5,52 e le ore 5,59 dell'8 gennaio, con la registrazione delle immagini dei bagliori derivati dall'abbruciamento del corpo della vittima. L’autopsia - condotta dai medici legali Ilaria Marradi e Walter Calugi - ha consentito di verificare che al vittima era stata attinta, pochi istanti prima che venisse dato fuoco al corpo, da colpi inferti sia con un corpo contundente al capo, probabilmente una sbarra di ferro, sia con calci al torace, e solo successivamente era stato incendiato con del liquido infiammabile

I rilievi eseguiti nel corso dell'autopsia, inoltre, hanno portato a ritenere che Alessio Cini - per quanto incosciente o semi/incosciente, e non più in grado di mettere in esercizio gesti di difesa attiva - fosse ancora vivo quando è stato attinto dalle fiamme con l'obiettivo di mascherare il delitto. Le indagini tecniche - intercettazioni ambientali nell'auto del cognato - hanno registrato "varie conversazioni che Maiorino teneva con sè stesso a voce alta (soliloquio), nel corso delle quali - spiega la Procura - ricostruiva i momenti dell'aggressione ala vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta da tale aggressione, l'immagine del sangue, l'abbruciamento". Sulla base di tutte queste prove, è scattato il decreto di fermo di Daniele Maiorino.