Montale (Pistoia), 2 novembre 2024 – A un anno dall’alluvione l’argine dell’Agna fa ancora paura, perché non è stato messo in sicurezza e non si conoscono progetti, finanziamenti e tempi di esecuzione di un intervento che pure era indicato da tutti come prioritario. Nella zona industriale di via Guido Rossa, che fu investita da un’ondata di fango e detriti dopo la rottura dell’argine, una parte delle imprese, cinque su una ventina, non hanno ripreso l’attività e le altre sono ripartite con grande fatica e spesso riducendo drasticamente il personale. I capannoni della Newdress, la ditta più colpita perché situata proprio di fronte al tratto dell’argine rotto, sono ancora vuoti. E agli effetti disastrosi dell’alluvione, si aggiunge la crisi generale del settore tessile. Di risarcimenti non è arrivato nulla, le aziende hanno fatto tutto da sole, ricorrendo spesso ai debiti con le banche.
“Ho ipotecato anche la casa – confida un imprenditore – perché gli istituti di credito non regalano nulla”. Le aziende del condominio di via Guido Rossa hanno pagato in proprio il ripristino del sistema antincendio, una infrastruttura indispensabile per proseguire l’attività. Nei piazzali e lungo le strade ci sono ancora alcune carcasse di camion e furgoni che nessuno ha rimosso, quasi a testimoniare di una ferita ancora aperta. La preoccupazione che l’argine possa rompersi un’altra volta è condivisa dagli abitanti delle zone colpite dall’alluvione, in via Alfieri, via Mattei e via Tobagi. Il letto del fiume è stato dragato e abbassato ma gli argini sono ancora quelli di prima. E’ stato fatto un intervento di ripristino di un tratto di due fossi, l’Agnaccino e il Selvavecchia, a sud e a nord di via Tobagi, ma al di là della linea ferroviaria, in via Alfieri ancora si sta in ansia per una strozzatura dell’Agnaccino in corrispondenza di un tratto intubato. Stasera in via Alfieri i residenti accenderanno delle candele e si ritroveranno per ricordare l’evento di un anno fa, anzi i due eventi, perché a Montale l’ondata di fango arrivata dall’Agna ha investito la zona il 2 e poi anche il 4 novembre.
Resta aperto il problema dei rifiuti e della fanghiglia che ha ricoperto decine di migliaia di ettari di terreno. Ne è stata rimossa una parte in alcuni campi intorno a via Tobagi, ma il grosso rimane ancora da fare. Si tratta di uno strato di fango dai 20 ai 70 centimetri unito a materiali di varia natura provenienti dalla zona industriale. Uno storico vivaio con sede in via Alfieri ne è stato travolto con dei danni ingentissimi e l’impossibilità di ripristinare la produzione. A quanto pare le ordinanze commissariali imporrebbero ai privati di radunare il materiale in aree raggiungibili dai mezzi di Alia per la rimozione, ma si tratterebbe di un lavoro di un costo ingentissimo e insopportabile per aziende agricole e vivaistiche vittime dell’alluvione. Dell’argine, dei fossi e dei rifiuti nei terreni si parlerà nella prossima commissione consiliare.
Giacomo Bini