Montale (Pistoia), 7 novembre 2023 – Massimo Banchi, titolare della Banchi Maison, un’azienda che produce materassi, per entrare nella sua ditta deve passare da una strada sul retro e attraversare un fosso con gli stivaloni di gomma. L’ingresso principale è ancora inaccessibile perché è proprio dentro quel nuovo torrente che si è formato nelle strade della zona industriale dopo la rottura dell’argine dell’Agna. Banchi ci mostra la scena apocalittica dei locali della sua azienda invasa dal fango con le materie prime e i prodotti pronti alla vendita totalmente rovinati. In un grande magazzino non si può neanche entrare perché è un ammasso disordinato di materiale travolto e ammucchiato dalla piena. La forza dell’acqua ha divelto un enorme portone in ferro e lo ha spinto con tutto quello che trovava in mezzo fino alla parete opposta. Nei laboratori e negli uffici i dipendenti e un gruppo di volontari spalano melma a testa bassa, con il viso e gli abiti sporchi di fango. Ma è un lavoro improbo, ripulire la ditta e svuotarla del materiale da gettare appare al momento un’impresa difficile come svuotare il mare con un secchiello.
«Quei ragazzi sono volontari – dice Banchi – sono arrivati qui e mi hanno chiesto se potevano dare una mano, ma purtroppo qui ci vuole ben altro". Ci si può immaginare facilmente che per una ditta che fa materassi investita da un’inondazione di questa portata tutte le materie prime e tutti i prodotti pronti alla vendita sono semplicemente da buttare via. Le macchine? Banchi scuote la testa in un modo che non lascia spazio a dubbi. Cosa ci vorrà per ripartire? "Ripartire? – dice Massimo Banchi – è una parola grossa, diciamo per non chiudere. Quello che ci vuole sono soldi, tanti e veri, non ci vengano a parlare di moduli F24, di sospensioni delle rate del mutuo che quelle vanno bene per la banche, qui ci vogliono contributi a fondo perduto perché i danni sono tanti". Difficile fare cifre in questo momento, ma tre milioni solo per tornare al giorno pre-piena sono una stima credibile. Ma poi bisogna verificare la situazione dei macchinari. "Certo – dice Banchi – io alla mia età non mi posso certo sottoporre al peso di mutui, ci devono venire incontro concretamente e in tempi rapidi".
Accanto alla ditta di Banchi c’è un’azienda tessile che presenta una scena drammatica perché il torrente passa direttamente dentro la ditta. I titolari hanno aperto le porte davanti e dietro e l’acqua scorre dentro. Loro tentato di salvare il salvabile con gli stivali di gomma alti, camminando nell’acqua che scorre all’altezza di una ventina di centimetri. In realtà è successo che la zona industriale di Montale è stata di fatto trasformata in una sorta di cassa di espansione. Dopo la rottura dell’argine il torrente ha lasciato il suo letto e ha preso un altro corso, attraversando strade e capannoni. Tutti guardano con sconforto ai lavori in corso sull’argine. Mezzi del genio civile che muovono terra da venerdì mattina ma la falla nell’argine, lunga una cinquantina di metri, resta aperta. Intanto un immenso patrimonio di materie prime, prodotti, ma anche posti di lavoro, bravura imprenditoriale, dedizione e innovazione è travolto dal fango.
Giacomo Bini