LUCIA AGATI
Cronaca

Anziana trovata morta, l’avvocato in carcere a colloquio col figlio della donna: "Mi ha ascoltato"

L’uomo è apparso molto provato ed è monitorato dagli psicologi. Stefani: "Gli ho spiegato la situazione e mi ha seguito con attenzione. Sono pronto a chiedere un secondo interrogatorio ai magistrati"

I carabinieri davanti all’obitorio il giorno dell’autopsia (AcerboniFotoCastellani)

I carabinieri davanti all’obitorio il giorno dell’autopsia (AcerboniFotoCastellani)

Pistoia, 13 giugno 2023 – Da ieri pomeriggio Patrizio Ruscio ha il permesso di fare una telefonata dal carcere. Al suo difensore, l’avvocato Francesco Stefani del foro di Firenze. Questo permesso gli è stato accordato al termine del lungo colloquio di ieri alla Dogaia, dove l’uomo, indagato per omicidio volontario dopo il ritrovamento del corpo senza vita della madre, Ottavina Maestripieri, di 90 anni, è recluso dalla mattina di martedì 6 giugno.

Oggi dunque potrebbe essere, o meno, la giornata della svolta mentre le indagini dei carabinieri proseguono a ritmo che definire febbrile forse è poco, in un incrocio serrato di accertamenti che abbracciano tutti gli aspetti emersi finora dall’attività investigativa condotta dai militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale e della Stazione di Pistoia.

E il perché ce lo spiega Stefani che ieri pomeriggio, per la prima volta dal giorno della tragedia, giovedì primo giugno, e dal lungo interrogatorio in caserma che ne era subito seguito, ha potuto parlare con il suo assistito, sul quale incombe un quadro indiziario che si fa ogni giorno più pesante. Il rischio è l’ergastolo per matricidio, compreso nell’articolo 577 comma 1 numero 1 del Codice Penale e dove l’aggravante è il rapporto di parentela.

“E’ stato un colloquio molto lungo – ci ha detto ieri sera l’avvocato Stefani –. Gli ho spiegato la gravità indiziaria. Mi ha ascoltato con molta attenzione, anche se l’ho visto molto provato e poco lucido. Ha già sostenuto diversi colloqui con gli psicologi del carcere perchè è attentamente monitorato. Mi ha detto che per il momento non aveva altro da dire, ma che ci avrebbe pensato. La mia speranza è che dica quello che ha da dire e che, se ci sono, faccia anche dei nomi, che dica ai magistrati quello che non ha detto".

L’avvocato Stefani non nasconde la sua preoccupazione, dettata dalle novità introdotte dalla Riforma Cartabia: "Se si viene accusati di omicidio volontario – ci ha spiegato – non c’è più la possibilità di chiedere il rito alternativo, e quindi l’abbreviato, e l’unica possibilità è collaborare, e nei tempi non sospetti. Il rischio che si corre è l’ergastolo".

Stefani domattina sarà negli uffici del Palazzo di Giustizia per firmare, a sua volta, il conferimento dell’incarico, da parte della Procura, al consulente che dovrà estrarre i dati dai due computer e dai due cellulari che, nei giorni scorsi, sono stati sequestrati all’indagato. Potrebbe essere l’occasione, come già il penalista fiorentino ci aveva anticipato, per chiedere un secondo interrogatorio ai magistrati che dirigono le indagini sulla tragedia di via Monteverdi, i sostituti procuratori Leonardo De Gaudio e Linda Gambassi, ma sempre che il suo assistito faccia quella telefonata.

A prescindere dall ’apertura o meno di questo diaframma, le indagini proseguono, e proseguiranno, senza soluzione di continuità, poggiando su tutti gli elementi raccolti fin dalle prime ore del primo giugno, sui primi risultati dell’autopsia sul corpo di Ottavina, e in attesa degli esiti di tutti gli esami, e con particolare attenzione, come è facile immaginare, all’appartamento di via Monteverdi, ovviamente ancora sigillato, e a ciò che vi è stato sequestrato, fra cui indumenti e un pigiama della vittima.

Secondo quanto è emerso dall’esame autoptico, svolto nell’intera giornata di mercoledì 7 giugno, Ottavina è morta per asfissia meccanica, probabilmente soffocata con un cuscino, ma è stata anche picchiata, sul volto e sulle braccia. Ottavina ha lottato contro il suo assassino, e si è difesa. Sotto le sue unghie è stato prelevato materiale che sarà confrontato con il Dna precedentemente prelevato al figlio, che ha un graffio sulla guancia sinistra, giustificato agli inquirenti come un graffio di un cane.

La mattina della tragedia Ruscio è evaso dal regime di detenzione domiciliare impostogli dal tribunale di sorveglianza di Firenze dopo una condanna passata in giudicato per truffa. Aveva una finestra dalle dieci a mezzogiorno, ma secondo la procura alle sei e mezzo del primo giugno era già in via Monteverdi. Perché? Ha detto che aveva urgenza di parlare con la madre che lo aveva sempre aiutato finanziariamente. Per quella evasione il tribunale fiorentino ha disposto il carcere e il 20 giugno Ruscio dovrà comparire davanti al giudice Caretto che gli chiederà perchè è evaso due volte, quella mattina e anche quella di martedì 6 giugno: i carabinieri erano andati a casa sua, in campagna, a notificargli l’arresto, ma lui non c’era. Nell’udienza di martedì 20 giugno dovrà spiegare perchè.

lucia agati