
Si svolgeranno questa mattina e proseguiranno domani davanti al gip di Pistoia, Patrizia Martucci, i primi interrogatori degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta "Coffee Break" sul giro di appalti che sarebbero stati assegnati tramite il pagamento di tangenti versate da imprenditori edili a funzionari dei Comuni di Pescia e Uzzano. Davanti al gip, infatti, compariranno i funzionari e gli imprenditori che sono stati raggiunti dalla misura cautelare dell’arresto in carcere. Saranno ascoltati perciò i due responsabili degli uffici lavori pubblici, Lorenzo Lenzi, 51 anni, all’epoca dei fatti a capo dell’area tecnica del Comune di Uzzano, e Luciano Bianchi, 65 anni, allora a capo dell’area opere pubbliche e protezione civile del Comune di Pescia. Ma soprattutto ci sarà colui che avrebbe avuto il ruolo di "faccendiere" del sistema, Renzo Giuntoli, 74 anni, che è stato anche sindaco del Comune di Pescia fino al 2001. Insieme a loro anche cinque degli imprenditori delle aziende edili che sarebbero coinvolte: si tratta dell’imprenditore pesciatino e residente a Montecarlo, Luca Marchi, 55 anni, di Valter Bianucci, 68 anni di Altopascio, titolare della Esmoter costruzioni srl, e poi Giuseppe Arascio, 57 anni, residente ad Altopascio, titolare della General Works, e infine gli imprenditori Santo Savasta, 64 anni residente a Pistoia, e Roberto Rastelli, 55 anni, residente a Massa e Cozzile, della Euroedil.
Queste le posizioni che saranno valutate per prime, ma l’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Pistoia, e coordinata dal procuratore Tommaso Coletta (nella foto) e dai sostituti Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti, ha portato all’individuazione di 42 persone tra imprenditori e tecnici di varie province (Lucca, Empoli, Massa Carrara e Pisa), tutti indagati a vario titolo per i reati di corruzione e istigazione alla corruzione, turbativa d’asta, concussione e falso ideologico. Oltre agli otto arresti in carcere, le misure cautelari hanno riguardato altre undici persone: tre agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e otto per cui è stato disposto l’obbligo di dimora.
Con tutta probabilità, molti degli indagati si avvarranno della facoltà di non rispondere, anche solo per la difficoltà dei propri difensori di visionare il corposo fascicolo di indagine, di quasi quattrocento pagine. Un lavoro certosino, che ha impegnato gli inquirenti per due anni. Tantissime anche le intercettazioni nelle quali gli stessi imprenditori e tecnici inconsapevolmente avrebbero raccontato come funzionava il "sistema": "Non sono sicuro di aver pagato, ma nel dubbio meglio pagare due volte", avrebbe detto uno dei costruttori edili. A Uzzano, le indagini hanno riguardato 14 appalti tra il 2018 e il 2020 per i lavori stradali, quelli nelle scuole e nei cimiteri. Altri 11 gli appalti individuati come pilotati nel comune di Pescia, tra il 2019 e il 2020, alcuni dei quali affidati in somma urgenza, come quelli per la riduzione degli smottamenti. Tutti, in ogni caso, avrebbero accettato il meccanismo delle tangenti (dal 3 al 5 per cento dell’importo dei lavori), senza mai metterlo in discussione: "Quanto c’è da pagare e chi?", chiederebbe uno degli imprenditori. Un meccanismo dunque accettato anche dalle ditte compiacenti, invitate a partecipare alle gare solo per figura ma con il solo ruolo di favorire nella presentazione delle proposte l’unica che avrebbe dovuto vincere, come da accordi.
Martina Vacca