DAVIDE COSTA
Cronaca

Aree interne, il rapporto. Mille volti per il turismo. Ma agricoltura in declino. E manca manodopera

Nell’ultimo decennio la superficie agricola utilizzata è diminuita del 15,1%. Irpet spiega il ruolo decisivo delle attività a contatto con la natura. .

Nell’ultimo decennio la superficie agricola utilizzata è diminuita del 15,1%. Irpet spiega il ruolo decisivo delle attività a contatto con la natura. .

Nell’ultimo decennio la superficie agricola utilizzata è diminuita del 15,1%. Irpet spiega il ruolo decisivo delle attività a contatto con la natura. .

MONTAGNATurismo tra luci e ombre sulle nostre montagne. Secondo il rapporto sulle Aree interne, presentato in Regione nelle scorse settimane, l’area Appennino pistoiese, Lunigiana, Garfagnana, Mediavalle ha fatto registrare nel 2019 oltre 550mila presenze turistiche, su un totale regionale di quasi 48,5 milioni. Presenze, si spiega da Irpet, che sono cresciute tra il 2014 e il 2019 grazie al cosiddetto turismo esperienziale, che punta a una fruizione più lenta del loro patrimonio culturale e dei territori e del enogastronomico, ma anche legato ad attività outdoor e sportive, a contatto con la natura.

Le aree del nostro Appennino sono, ormai da tempo, particolarmente attive in questi ambiti: parchi avventura, bob su rotaia, canyonpark, piste per downhill, cammini. Un turismo, questo, che tende a sostituire il modello di villeggiatura più tradizionale, locale e stagionale, legato alle famiglie e alle seconde case di proprietà. Se guardiamo nello specifico all’area pistoiese-lucchese, però, vediamo che dal 2009 al 2022 il turismo italiano e straniero ha fatto segnare una crescita del 10,8 per cento, molto al di sotto di altre aree interne (Casentino-Valtiberina +40,7%, Amiata-Valdorcia +22,4%) e del totale regionale del 14,4%.

Le aree interne sono visitate in prevalenza da turisti che preferiscono strutture ricettive extra-alberghiere, che meglio rispondono alla domanda di un turismo esperenziale e slow, a contatto con la natura e il paesaggio rurale. Nel tempo è cresciuto anche il peso della domanda rivolta a case e appartamenti, che ha trovato impulso nel fenomeno della sharing economy e delle piattaforme online di prenotazione. Dal punto di vista economico, a fronte di un’incidenza sul totale della popolazione regionale pari al 24%, le aree interne pesano per il 21% sul totale degli addetti al settore privato. Decisamente più bassa è l’incidenza degli addetti al settore pubblico, stimata da Irpet intorno al 7%.

Il contributo delle aree interne al pil regionale è pari a circa il 17% del totale (circa 18 miliardi di euro) e la cifra prodotta dalla macro-area appenninica è pari al 10%, ovvero 1,8 miliardi di euro. Sempre in tema di lavoro, la maggior parte delle imprese anche del nostro territorio lamenta difficoltà nel reperimento della manodopera. Gli altri due problemi più segnalati riguardano la difficile accessibilità sia fisica, tramite la rete stradale (60% delle imprese) che immateriale (62% del totale). Questo problema è particolarmente sentito dalle imprese agrituristiche (82%).

E proprio in tema di agricoltura, l’abbandono delle attività legate a questo importante settore nella nostra montagna è stato nel tempo particolarmente rilevante: le dinamiche di spopolamento delle aree di montagna si sono innestate su un processo di abbandono delle aree agricole già avviato.

Nell’ultimo decennio nelle aree interne la superficie agricola utilizzata è diminuita del 15,1% e l’abbandono dell’attività agricola ha determinato l’espansione del bosco. Nell’area Appennino Pistoiese, Lunigiana, Garfagnana e Mediavalle la copertura forestale nel 2019 era pari all’82,3%, con un +9,5% per le aree a vegetazione boschiva e arbustiva.

Davide Costa