
L'asilo San Niccolò
Pistoia, 11 giugno 2016 - Le telecamere nascoste la riprendevano da mesi, documentando strattonamenti, percosse, poi insulti e pesanti umiliazioni nei confronti di bambini dai cinque ai sei anni, spesso tenuti isolati dai compagni. Un’indagine condotta con tale cautela e tale discrezione da parte dei carabinieri del Norm della Compagnia di Pistoia, sotto la direzione del sostituto procuratore Claudio Curreli, che nessuno si era accorto di nulla. Così, la notizia dell’arresto, avvenuto su ordinanza del gip, della maestra della scuola materna statale San Niccolò di Agliana, è stata un fulmine a ciel sereno. Un trauma per chi aveva sempre visto la figura di A. M., 57 anni, quaranta dei quali trascorsi nell’insegnamento, come quella di una maestra modello, irreprensibile: «Ce ne fossero così...». Qualcuno, fra i genitori, è stato quasi colto da malore quando ha saputo che la maestra, da ieri, si trova agli arresti domiciliari a Prato, dove vive, con l’accusa di maltrattamenti verso i minori. I carabinieri le hanno notificato il provvedimento a casa perché ieri la donna era assente dal lavoro.
Pistoia, a oltre sei anni dal dramma del Cip Ciop, l’asilo nido privato dove, il 2 dicembre del 2009, furono arrestate due maestre (con condanne confermate in Cassazione), è nuovamente sotto choc. Quello di Agliana è il quarto caso degli ultimi sei anni, con processi e condanne per maltrattamenti, nei confronti di altre maestre in seguito a episodi che si erano verificati prima a Monsummano e poi ancora ad Agliana. L’indagine è partita dalle segnalazioni di alcuni genitori che si sono rivolti ai carabinieri quando il comportamento dei loro figli è apparso qualcosa di più che un semplice rifiuto di andare all’asilo. Le prime avvisaglie risalgono all’anno scolastico 2013-2014. «Ci danno le botte», aveva detto qualcuno di loro alla mamma. La raccolta delle prime testimonianze ha indirizzato gli investigatori ad approfondire il caso. Fino a quando il giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci ha autorizzato l’installazione delle telecamere nascoste. Il Comando dell’Arma parla di «riprese dettagliate», che quindi non lascerebbero spazio a dubbi e precisa comunque che nessuno dei bimbi ha riportato lesioni. Ma le ferite psicologiche possono essere profonde, e poi anche le umiliazioni sono maltrattamenti. Come per il bimbo che i carabinieri hanno sorpreso a piangere disperatamente perché aveva regalato un fiore a un’altra maestra e l’indagata lo avrebbe costretto a piazzarsi al centro del cerchio, circondato dai suoi amichetti, e lo ha rimproverato. Perché, a lei, un fiore non era stato regalato.