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Il professor Luca Gaggioli dirige il Comprensivo dove,. nel marzo 2017, avvenne l’incidente
"La vigilanza, come ogni giorno, era stata osservata al maggior livello possibile. Le insegnanti tra l’altro per limitare i tempi dello spostamento da una classe all’altra, al momento del cambio dell’ora, avevano le aule adiacenti. Dalla ricostruzione fatta, la scuola aveva attuato tutto in modo che ci fosse il controllo della situazione, ma quello che è accaduto è dipeso da un gesto improvviso che era impossibile prevedere". Spiega così Luca Gaggioli, dirigente scolastico della Bonaccorso da Montemagno quell’incidente che nel marzo 2017 capitò a un bambino di una classe quinta alla primaria del comprensivo.
Adesso il Tribunale di Firenze ha accolto la richiesta danni dei genitori, quantificandola in circa 17mila euro, per le cure prolungate nel tempo a cui l’alunno da allora è sottoposto. Il bambino ricevette uno spintone da un compagno e battè il viso sullo stipite della porta dell’aula in modo violento, tanto da rovinarsi in maniera seria la bocca e i denti. Secondo la sentenza è mancato quel controllo che i docenti devono garantire in ogni momento, anche durante la ricreazione o prima dell’inizio della lezione, per tutelare l’incolumità degli alunni.
La responsabilità dei docenti rispetto all’obbligo di vigilanza, che impone il monitoraggio dei comportamenti degli studenti, è disciplinata dal Codice Civile e soprattutto alla scuola primaria è richiesta una maggiore sorveglianza, visto che i bambini hanno meno capacità di prevedere le conseguenze delle loro azioni. La scuola, tramite la compagnia assicurativa, si era difesa spiegando che il gesto repentino dell’alunno nel momento esatto in cui dette la spinta al compagno non poteva essere previsto dalle insegnanti, benché queste fossero presenti. Ma per il Tribunale questa tesi non è sostenibile: "Se gli insegnanti fossero stati effettivamente presenti in classe, e avessero assolto al proprio dovere di controllo e vigilanza, si sarebbero resi conto che il danneggiato non era neppure un alunno della classe, bensì di altra sezione – è in sintesi quanto si legge nella sentenza, come dimostrazione della mancata vigilanza da parte del personale scolastico, definita in termini giuridici ‘culpa in vigilando’ –. Tanto da rende ulteriormente evidente che non vi sia stato adempimento dei doveri di vigilanza da parte del corpo docente e, di conseguenza, della scuola. Nessun carattere di imprevedibilità può ascriversi in capo a un soggetto che, volontariamente, spingeva il compagno, che impattava il viso sullo stipite della porta di ingresso dell’aula".