Pistoia, 10 gennaio 2024 – L’autopsia ha sciolto ogni dubbio. Alessio Cini è stato ucciso. Un colpo alla testa, sferrato con violenza, lo avrebbe tramortito. E poi altri colpi ancora, in più parti del corpo. Calci, forse. Un’azione violenta verso un uomo inerme. Ma respirava, pover’uomo, quando qualcuno ha cosparso di liquido infiammabile il suo corpo in fin di vita per dargli fuoco e distruggerlo. Queste le prime indiscrezioni trapelate al termine dell’autopsia sui poveri resti del tecnico tessile di 57 anni assassinato nella notte fra domenica e lunedì davanti alla sua abitazione nella campagna della Ferruccia di Agliana, nella piana pistoiese coltivata a vivai. La fine orribile di un uomo per bene è ora il giallo su cui si concentra l’attenzione dei carabinieri del Comando di Pistoia, Nucleo Investigativo e Scientifica, sotto la direzione del sostituto procuratore della Repubblica, Leonardo De Gaudio.
L’esame è stato svolto nella sala anatomica dell’ospedale San Jacopo di Pistoia, dal medico legale Ilaria Marradi con il dottor Walter Calugi e ha richiesto molte ore, fino a tarda sera. Avrebbe quindi confermato quello che la Procura ipotizzava fin dalle prime ore dopo il ritrovamento del corpo straziato di Cini, che presentava un’ampia ferita sulla sommità del capo. Una lesione che poteva sì essere la conseguenza della combustione, ma anche e soprattutto, come l’autopsia avrebbe confermato, un trauma precedente al fuoco, appiccato dall’assassino, o dagli assassini, nel tentativo di distruggere il cadavere e ogni traccia eventuale. A dare l’allarme, all’alba di lunedì 8 gennaio, i vicini di casa, che avevano notato le fiamme nel parcheggio di quella sorta di condominio rurale, una villetta trifamiliare dove Alessio viveva con la figlia adolescente, occupando uno dei tre appartamenti. All’arrivo dei vigili del fuoco, dei soccorritori e delle pattuglie dell’Arma, le squadre non avevano potuto fare altro che constatare la morte di Cini, ben presto identificato. Dopo una prima ipotesi di suicidio, che però non convinceva nessuno, l’altra ipotesi, quella dell’omicidio, si è fatta molta più strada. Fino all’autopsia, che nella serata di ieri ha spazzato via i dubbi.
Le indagini, dall’alba di lunedì, proseguono febbrilmente. Sono stati fatti accertamenti molto accurati e sopralluoghi e la vita di Cini è stata scandagliata. Una vita specchiata. Lavorava da sempre come tecnico tessile alla Microtex di Prato, dove era stimato e benvoluto dal titolare e dai colleghi. Separato da tempo, seguiva con grande attenzione la giovanissima figlia. Ma non soltanto: fino a che era stata in vita si era preso cura, con il fratello Luca, della madre novantenne, morta l’estate scorsa. E tuttora facevano a turno ad andare ad accudire e a dormire nell’abitazione della sorella maggiore, disabile da tempo. Madre e figlia vivevano nella stessa casa, a Sant’Ippolito, a Prato, davanti al circolo dove Alessio si fermava sempre a prendere il caffè.
Un’esistenza non facile, ma che Alessio Cini conduceva con abnegazione e umiltà. Gli amici, negli ultimi tempi, lo avevano visto stanco e pensieroso. Un pensiero lo opprimeva: era quello della casa. Il suo appartamento di Ponte dei Baldi, alla Ferruccia, era andato all’asta. Una casa persa, probabilmente, per fronteggiare alcune difficoltà economiche che erano emerse qualche tempo fa, e così aveva chiesto ad alcuni amici di aiutarlo a trovare un piccolo appartamento dove potersi trasferire. E’ su questo punto che potrebbe innestarsi il movente di questa tragedia e ci sono interrogativi urgenti a cui gli investigatori stanno cercando risposte: perché Cini è uscito di casa nel cuore della notte? Chi lo aspettava? Chi gli ha teso un agguato e perché?