
"Questa non può più essere la mia casa e forse non lo è mai stata". Com’era nell’aria, Maurizio Carrara lascia la Lega, a meno di due anni dal suo arrivo da Forza Italia. E lo fa sbattendo la porta, dopo un lungo tira e molla sulle candidature che ha visto il deputato pistoiese inizialmente in pole position per un collegio di rilievo (per lui si parlava di un uninominale contendibile per la Camera), salvo poi perdere posizioni e, presumibilmente, rifiutare un’offerta giudicata insoddisfacente (una posizione di rincalzo nel listino proporzionale, sempre secondo le voci di corridoio) da parte dei leader del Carroccio. "Ringrazio il “capitano“, rifiuto l’offerta e faccio altro", aveva scritto l’imprenditore del settore cartario nei giorni scorsi sui social. Una bordata che lasciava presagire un addio, addio che si è poi concretizzato nella giornata di ieri con un duro comunicato. Dalle cui righe trapela un malessere che va ben oltre la questione candidature.
"Credo che il nostro Paese abbia bisogno di un grande partito popolare e moderato, di chiara collocazione atlantista ed europeista – afferma Carrara – un partito liberale e riformista di impronta cattolica. Mi ero convinto che questo potesse diventare la Lega, attraverso un nuovo corso – aggiunge poi – ma mi sono sbagliato e le candidature ne sono ulteriore conferma". Secondo il deputato uscente, quello leghista sarebbe un cambio di rotta: "Salvini aveva parlato, anche di recente, a più riprese di una “rivoluzione liberale” e la partecipazione al governo Draghi sembrava essere la prova che si andasse realmente in quella direzione – ripercorre – ma si tratta ormai di un passato che sembra essere diventato remoto. Il cammino poi è stato interrotto, modificato, ritracciato, fino ad arrivare al mancato voto di fiducia al Governo di unità nazionale: un grave errore in un momento delicato per il Paese", attacca senza fronzoli.
La spiegazione che si è dato è di natura prettamente elettorale: "Si è presa al volo l’opportunità politica di anticipare il voto e arginare la perdita di consenso che evidenziavano i sondaggi – spiega – tutto legittimo, per carità, però questa non può più essere la mia casa e forse, considerando le scelte, non lo è mai stata". Parole dure che fanno il paio con la chiusura al vetriolo della nota: "Credo che la decisione giusta spesso non ti restituisca un immediato consenso ma credo anche che il consenso duraturo lo si raggiunga sommando le decisioni giuste, responsabili e lungimiranti e la Lega (fatta eccezione per la partecipazione al governo Draghi) non ne prende ormai da tempo – conclude Carrara – ringrazio coloro che mi hanno appoggiato in questa esperienza, ci rivedremo presto, molto presto". Di sicuro, non nella Lega. E nemmeno in Parlamento, almeno per la prossima legislatura.
Alessandro Benigni