Un riconoscimento importante per la sanità pistoiese. Il centro nazionale trapianti, all’Istituto superiore di sanità, ha inserito la struttura complessa di nefrologia e dialisi del San Jacopo, diretta da Alessandro Capitanini, nella rete nazionale di "prescrizione di esercizio fisico nel pre e post trapianto". In particolare il direttore del centro nazionale, Massimo Cardillo, ha comunicato a Capitanini l’inserimento della sua struttura all’interno del coordinamento nazionale con la possibilità, da ora in poi, di attivarsi in modo sinergico con i centri di medicina dello sport, le palestre e le associazioni dei pazienti per sviluppare attività di esercizio fisico che possano incidere sul benessere dei pazienti.
Per Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del presidio ospedaliero pistoiese, si tratta di un’opportunità di grande rilievo per i pazienti: "Molti di loro – sottolinea – devono seguire la terapia dialitica anche per anni e diversi pazienti sono anche giovani. Poter prescrivere insieme alle cure mediche anche l’esercizio fisico influenzerà positivamente l’intero percorso assistenziale fornendo occasioni di socializzazione. Sono contenta che i pazienti possano usufruire di questa possibilità alla quale, da anni, si dedica il dottor Capitani con buoni risultati".
Dal canto suo Giancarlo Landini, direttore del dipartimento specialistiche mediche, evidenzia che "si tratta della prima struttura che aderisce a questa importante rete nazionale e questo perché sono ormai anni che nel reparto di nefrologia e dialisi del San Jacopo è strutturato un percorso di attività motoria per i pazienti in terapia dialitica. Tale percorso sarà esteso a tutti i centri aziendali".
Capitanini insieme alla sua équipe medico-infermieristica e al personale sia infermieristico che della fisioterapia porta avanti da anni nel suo reparto anche l’attività fisica: sono diversi i pazienti ai quali, per esempio, durante il trattamento dialitico viene data l’opportunità di effettuare attività motoria strutturata.
"Il nostro corpo è fatto per muoversi e il movimento contribuisce alla salute generale – spiega Capitanini – I pazienti affetti da malattia renale, soprattutto nella fase dialitica, rappresentano una popolazione sedentaria e tale stile di vita, in parte forzato, contribuisce molto all’elevato rischio cardiovascolare".