Chiusura del ponte del Melini . Pracchia e Orsigna sono in allerta

Le associazioni dei due paesi hanno convocato un’assemblea pubblica e hanno invitato il Comune e la Provincia per affrontare lo stato dei lavori e cosa accadrà quando la vallata sarà divisa in due.

Chiusura del ponte del Melini . Pracchia e Orsigna sono in allerta

Le associazioni di Pracchia e Orsigna sono sul piede di guerra e hanno convocato tutti i cittadini. L’appuntamento è per sabato 26 ottobre alle 10 del mattino a Villa La Collina dove, lo si capisce bene dal tono della convocazione, Comune e Provincia saranno chiamati a dare risposte e rassicurazioni: "Per discutere dei problemi del ponte del Melini, dello stato di avanzamento dei lavori e valutare le richieste da fare a Provincia e Comune. La popolazione tutta è invitata a partecipare". Per ulteriori informazioni i recapiti indicati sulla convocazione sono questi: Massimo al 347.5329001; [email protected]; Jonathan al 347.6121344; [email protected]. Quanto è emerso finora non è stato evidentemente granché rassicurante: si è parlato di chiudere il ponte per alcune settimane, mentre ancora non si è risolta la situazione dell’altro ponte, quello di fronte alla stazione ferroviaria, interessato dalla recente lesione ai ponteggi che avrebbero favorito la fine dei lavori entro l’inverno. Ormai si parla abbastanza liberamente della primavera.

Tornando al Melini, la chiusura, per un periodo stimato tra due e quattro settimane, provocherebbe, in base ai conti degli interessati, un calo degli incassi dell’80 per cento. Ma non solo, a tutto questo c’è da aggiungere i disagi che dovrebbero sopportare i cittadini. In pratica, da una parte del paese ci sarebbero, per parlare solo dei servizi, farmacia e ufficio postale, mentre dall’altra Albergo Ristorante Melini, Rsa Villa Chiara, caserma dei Carabinieri, Misericordia, stabilimento Acqua Silva e stazione ferroviara. Chi avesse bisogno di lavorare da una parte del ponte, ma abitasse dall’altra, dovrebbe avere due automobili, una da una parte del ponte e una dall’altra. Tutto questo dando per scontato che almeno il passaggio pedonale sia lasciato.

Curioso prendere nota che, a poche centinaia di metri, c’è un luogo dal nome di Setteponti, tutti esistenti, ma impraticabili per vetustà e scarsa manutenzione. Qui si potrebbe andare a innescare la richiesta di ristori, (cosa già ventilata) sulla falsariga di quanto è avvenuto a Maresca, dove però il ponte è stato inibito, tra parzialmente e totalmente, per sei anni, pur non dividendo, fortunatamente, il paese in due.

Andrea Nannini