PISTOIA
Sarà un mese di agosto con il fiato sospeso per il mondo dell’agricoltura e, in parte maggiormente limitata, del vivaismo: dopo un luglio particolarmente caldo che ha lasciato soltanto una "bomba d’acqua" in città e prima periferia intorno al 25 del mese scorso, anche le previsioni del tempo lasciano poca immaginazione almeno fino a Ferragosto. Ecco perché il settore legato ai prodotti della terra, che essi siano uva (e di conseguenza vino) piuttosto che i campi dove raccogliere il mais o le colline con gli ulivi, guarda con apprensione ciò che potrà dare il cielo. Abbiamo visto proprio in questi giorni, grazie ai servizi realizzati da "La Nazione", quello che sta succedendo nella nostra provincia.
In ogni caso, da qualsiasi punto la si voglia vedere, sono i segni tangibili del cambiamento climatico con i quali ci sarà sempre più da farci i conti col passare del tempo. Fino a pensare, quasi, di dover cambiare prodotti da coltivare? Questo per ora non sembrerebbe il caso, anche perché prima c’è uno step da migliorare che sarebbe un’autentica rivoluzione per il settore: accumulare l’acqua piovana invernale, in modo da avere risorse liquide sufficienti per garantire approvvigionamento a tutti. "Il "rischio meteo" che ha sempre accompagnato il lavoro dell’agricoltore è aumentato a dismisura con gli effetti del mutamento del clima alle nostre latitudini – spiegano da Coldiretti Pistoia – per ora le olive stanno bene (il caldo tiene lontane le malattie), mentre soffre il mais. Per il vino al momento si prefigura una buona annata, almeno per i produttori che hanno prevenuto con appositi trattamenti la peronospera, la malattia che è in grado di azzerare il raccolto. Ma le piogge di maggio hanno reso difficile la vita dei viticoltori". Se le riserve per la cittadinanza, in termini di acqua che sgorga dai rubinetti, non sembrano destare problemi visto i numeri tranquillizzanti del bacino di Bilancino, discorso differente per chi si deve affidare agli invasi, ai pozzi ed all’acqua che, durante i periodi dell’anno più piovosi, non si riesce ad accantonare.
"Abbiamo avuto un inverno più piovoso del solito ma di quell’acqua, caduta abbondante, il 90% finisce in mare – proseguono da Coldiretti Pistoia – allo stesso tempo, però, sappiamo che con una rete efficiente di infrastrutture potremo recuperarne fino al 50%. Anche qui nel pistoiese è necessario accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e gestire al meglio la risorsa idrica, senza la quale tutti i record totalizzati dal cibo "Made in Italy", incluso tutto il comparto del vivaismo ornamentale, sono a rischio per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici". La strada da percorrere, per proteggere una delle voci più importanti dell’economia pistoiese, è una soltanto: intervenire quanto prima. "Non possiamo continuare a scommettere sulla fortuna, serve un cambio di passo – concludono da Coldiretti Pistoia – Abbiamo già a disposizione centinaia di piccoli laghetti aziendali che oggi non sono utilizzati o addirittura sono stati chiusi".
Saverio Melegari