SAVERIO MELEGARI
Cronaca

Commercio in caduta libera. Una attività su quattro chiude. E nelle strade spariscono i negozi

Confcommercio ha pubblicato la variazione delle imprese attive: negli ultimi 12 anni, calo del 29,9% . Dati preoccupanti che relegano il capoluogo come uno dei fanalini di coda in Toscana, davanti solo a Livorno.

Una delle tante saracinesche abbassate nelle strade delle città (foto d’archivio)

Una delle tante saracinesche abbassate nelle strade delle città (foto d’archivio)

PISTOIA

Trovare classifiche positive per la provincia di Pistoia in tema di occupazione e sviluppo rischia di diventare sempre di più una chimera. A fronte di quelli che sono i dati che vedono Pistoia in grossa difficoltà dal punto di vista femminile e degli inattivi, c’è anche l’andamento della demografia delle imprese e anche qui c’è poco da ridere. In questi giorni Confcommercio ha pubblicato la variazione delle imprese attive del commercio al dettaglio in sede fissa relativa ai 122 comuni capoluogo di provincia di tutta Italia – quindi questi sono dati comunali, ancora più specifici – nell’arco di tempo compreso fra il 2012 e 2024.

In mezzo l’evoluzione della crisi di inizio anni Duemila, il Covid, la ripartenza e le problematiche dovute ad aumento sconsiderato delle materie prime e delle bollette: per Pistoia c’è un poco invidiabile dodicesimo posto su scala nazionale con un calo del -29,9% e, tanto per cambiare, anche qui si parla del peggior capoluogo toscano in una classifica guidata da Ancona (-34,7%) davanti a Gorizia e Pesaro.

Rimanendo in Toscana, alle spalle di Pistoia c’è Livorno al 16° posto con un calo del 28,5% e anche in questo frangente il confronto con il resto dell’area metropolitana è davvero impietoso: Prato è il capoluogo che ha retto di più il colpo in questi dodici anni con un -15,6% mentre Firenze fa registrare un pesante -23,1% considerando la ricettività e quanto sia preponderante il turismo.

Tanto per avere un termine di paragone, quella che chiude la classifica (con il dato migliore) è Crotone col -6,9%. "In poco più di dieci anni in Toscana ogni capoluogo ha perso in media un’attività commerciale su quattro – afferma il presidente di Confcommercio regionale, Franco Marinoni – e la flessione si è accentuata dopo il 2019, negli anni della pandemia, quando le fragilità del settore si sono amplificate.A risentirne maggiormente della crisi sono stati i negozi di abbigliamento, calzature, articoli per la casa, giocattoli, librerie, edicole, ferramenta e cartolibrerie, ma anche i banchi del mercato ambulante e i negozi di alimentari". Complessivamente, i bar hanno fatto registrare una contrazione mentre la ristorazione, seppur con dei distinguo, continua a crescere: mostra, infine, segnali positivi anche il settore ricettivo extralberghiero, con B&B, residence e affittacamere.

S.M.