REDAZIONE PISTOIA

Condanna per appropriazione indebita nel caso dell'azienda agricola Villa Lucia

Concluso il processo a Pistoia: condannati Maionchi e Polenghi per appropriazione indebita e calunnia.

L’avvocato Giuseppe Castelli Foto Castellani

L’avvocato Giuseppe Castelli Foto Castellani

C’era l’azienda agricola Villa Lucia di Montevettolini al centro del processo di primo grado che si è concluso in questi giorni in tribunale, a Pistoia, davanti al giudice monocratico Jacqueline Magi e che ha visto la condanna dei due imputati. Una vicenda questa che si dipana nel corso del 2018 e che si inquadra, secondo quanto è emerso dal dibattimento (i cui tempi si sono assai dilatati per il cambio dei giudici nel corso dell’istruttoria), nella fase preliminare che avrebbe dovuto portare all’acquisto delle quote dell’azienda, per un milione di euro circa.

La proprietaria di Villa Lucia, Lucy Ann Vallera Luhan, di Monsummano, aveva dato la possibilità, a chi aveva manifestato l’intenzione di acquistare l’azienda, più precisamente dell’agriturismo “Il Giuncheto”, di usufruire del bene in attesa di perfezionare il contratto. La donna, in questa vicenda, era affiancata da Francesco Russotto quale persona di fiducia ed entrambi si erano costituiti parte civile nel processo che si è appena concluso, assistiti dall’avvocato Giuseppe Castelli del foro di Pistoia.

Interessati all’acquisto erano dunque i due imputati, Carlo Maionchi, difeso dall’avvocato Bruno Bellini di Pistoia e Roberta Semec Polenghi, difesa dall’avvocato Cristina Barontini di Pistoia. Mentre era in corso la trattativa di acquisto Maionchi e Polenghi, secondo l’accusa, si sarebbero appropriati di oggetti e documenti, non restituiti nonostante la formale richiesta delle parti civili e fra questi una lavastoviglie, le chiavi di tutte le camere, un armadio in legno massello poi distrutto in pezzi, forniture da cucina, lista dei clienti dell’olio prodotto da villa Lucia, lista dei clienti con le fotocopie dei loro passaporti e altro ancora.

Da qui l’ipotesi di appropriazione indebita che gravava su entrambi gli imputati. Il solo Maionchi era invece accusato di calunnia perchè, sempre secondo l’accusa, pur sapendoli innocenti, avrebbe accusato la Valleria Luhan e il Russotto di aver sostituito le chiavi dei vari locali e staccato macchinari installati dal Maionchi, danneggiandoli, e addirittura denunciato la presenza di legionella nelle acque dell’azienda. Per questo il Maionchi aveva presentato denuncia ai carabinieri di Monsummano e ai Nas a Firenze, ed erano stati gli stessi carabinieri, sotto la direzione del pubblico ministero Giuseppe Grieco, a svolgere le indagini che hanno portato poi al rinvio a giudizio dei due imputati.

Al termine del dibattimento, Maionchi è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per appropriazione indebita e calunnia e la Polenghi a 9 mesi per la sola appropriazione indebita. I difensori proporranno appello. "E’ una sentenza – ha commentato l’avvocato Castelli – che restituisce serenità e conferma la fiducia che le parti civili hanno sempre avuto nella giustizia". Il processo si è svolto, parallelamente, anche in sede civile, dove le parti offese, qui assistite dall’avvocato Silvia Ginanni di Pistoia, hanno ottenuto ristoro.

l.a.