Con l’ultimo passaggio davanti alla Corte di Cassazione, scivola via definitivamente l’accusa di aver corrotto l’allora capo dei lavori pubblici del Comune di Pistoia, l’ingegnere Marcello Evangelisti, per due noti imprenditori edili pistoiesi, Giordano Rosi e Paolo Conti, che sono stati, per quasi dieci anni, tra i principali imputati del processo per gli appalti pilotati. Più precisamente, in questo caso, del processo immediato, quello che vide imputate tutte quelle persone, tra imprenditori, figure politiche e pubblici ufficiali, ventitrè in tutto, che erano state sottoposte, nell’aprile del 2012, alle misure cautelari.
I reati contestati ruotavano principalmente intorno alla turbativa d’asta per la quale era stata ipotizzata, dalla Procura, anche l’associazione a delinquere, accusa poi caduta durante il processo di primo grado. Rosi era difeso dagli avvocati Andrea Niccolai di Pistoia e Valerio Spigarelli di Firenze, e Conti dall’avvocato Matteo Lucibello di Firenze.
Si è chiuso l’altro ieri quindi l’ennesimo capitolo di una complessa vicenda giudiziaria che affonda le sue radici nella maxi-indagine condotta dalla polizia di Stato, a partire dal 2010, su quello che veniva considerato, dalla pubblica accusa, un “cartello“ di imprenditori, quasi tutti pistoiesi, in grado di aggiudicarsi, pilotandoli appunto (e sempre gli stessi, secondo gli inquirenti), gli appalti pubblici. Il primo pronunciamento della Cassazione, come si ricorderà, era stato rinviato da Roma alla Corte d’Appello di Firenze per la ridefinizione di alcune pene, pronunciate appunto in appello, per difetto di motivazione in ordine ad alcuni episodi di corruzione che riguardavano la posizione di Rosi e di Conti.
Il nuovo ricorso in Cassazione è stato accolto perchè l’appello, in sede di rinvio, non aveva dato indicazioni sulla sussistenza della corruzione nei confronti di Evangelisti da parte di Rosi e Conti: sulla gara per la rotonda del nuovo ospedale e del Fagiolo, per Rosi, e per un’altra gara per quanto riguardava Conti.
Rosi e Conti, in questa fase, erano quindi gli unici imprenditori che avevano ancora questioni in gioco.
La sentenza d’appello, in sede di rinvio, è stata annullata dalla Corte di Cassazione senza rinvio perchè, nel frattempo, è intervenuta la prescrizione.
Per Rosi e Conti sono state quindi annullate le condanne pronunciate in appello per corruzione. Conti ne esce a questo punto completamente pulito mentre a carico di Rosi resta soltanto da definire una turbativa d’asta per una bitumatura che torna all’attenzione della Corte d’Appello per la ridefinizione della pena.
Resta confermata la condanna, a 5 anni e 7 mesi, per corruzione, per l’ingegnere Evangelisti che, come si ricorderà, era l’unico che rischiava l’arresto, ma ci sono ancora questioni da definire "in punto di pena" che lasciano aperta la sua posizione.
lucia agati